Rockerilla n° 399 parla dei Doubleganger
Conosco Pat e Lucio, fondatori e anima dei Doubleganger nel 2007. In quel tempo sto terminando gli ultimi concerti con i Kech per il tour promozionale dell'ultimo album, lo scioglimento è ormai certo e a tempo perso sto cercando di trovare altre persone con cui suonare. Il momento non è semplice, dopo sette anni di abitudini consolidate devo familiarizzare con nuove persone, nuove sale prova, nuovi orari, musiche e caratteri diversi da far convivere con le mie capacità ritmiche prevedibili e ormai calcificate su determinati schemi abitudinari. E' un momento duro per me ma anche stimolante e buona parte del merito di questa eccitazione va imputato alla conoscenza di Pat e Lucio, diversi da me in ogni piega della vita ma dotati di un entusiasmo che ho trovato ben poche volte nei musicisti con cui ho collaborato. Se ho avuto modo di condividere serate con Dave Muldoon, Xabier Iriondo, Taras Bul'ba, Gory Blister, Gopala, Roberto Dell'Era e tanti altri lo devo principalmente a loro. Pat e Lucio gestiscono un pub chiamato Moonshine situato a Milano in zona Piazzale Corvetto. Oltre ad offrire quotidianamente un assortimento di birre artigianali ricercate, nel fine settimana trasformano il locale in un luogo creativo dove far esprimere musicisti della scena sperimentale milanese. E' proprio in questo contesto che inizio ad approfondire il suono delle percussioni e della batteria elettronica passando dall'uso della valigia al posto della gran cassa, alle tablas indiane fino alle congas. Non sempre ho le capacità per offrire puri spaccati di tecnica (meglio dire mai!!!) eppure il cuore batte sempre forte, più o meno a tempo. Per un anno e mezzo nei fine settimana presto la mia opera all'improvvisazione pura. Molto spesso non conosco i musicisti che andro' ad accompagnare. Il modo di comunicarci quello che andremo ad offrire al pubblico è davvero suggestivo a partire dalle presentazioni. Ci si conosce e ci si stringe la mano mezz'ora prima di esibirsi. Si fa un briefing pre concerto, si definiscono le pause, chi inizia, si pattuisce chi deve finire, vengono stabiliti i segnali per comunicare durante il brano, una durata indicativa, la velocità, lo stile di riferimento e poi via, si accendono le luci e non si puo' tornare indietro.

Pat in consolle, Angelo all'effettistica, Lucio alla chitarra e ai samplers ed io (distrutto) alla batteria
Torno a casa ogni volta stremato, improvvisare è la cosa più faticosa che io conosca. La musica è accompagnata da retroproiezioni oppure da performance di pittura in diretta. Me la cavo sempre decentemente, sono il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via, e la mia costanza spinge Pat e Lucio a propormi di diventare il loro batterista. Il tempo da dedicare ai Doubleganger è limitato perchè loro lavorano entrambi al bar ma la domenica coincide col giorno di chiusura del locale, si puo' quindi sfruttare come momento utile per suonare. La loro formazione e le loro idee sono dure, spigolose ma anche eteree, sognanti. Pat canta raggiungendo note altissime che penetrano anche i più distratti, filtra le sue corde vocali con echi e reverberi assortiti, si prende spazio per lunghi monologhi ancestrali toccando altissime vette, Lucio si piega sulla chitarra dalla quale tira fuori le distorsioni più acide fondendole con gli arpeggi impropri nel kraut - rock, Angelo alterna il basso al flauto traverso effettato. Talvolta le batterie sono addirittura due a convivere sullo stesso palco. Prima di suonare beviamo tisane allo zenzero, i compagni d'avventura mi raccontano di digiuni volti alla purificazione interiore che coincide con concetti astrali a me sconosciuti, mi introducono a una specie di meditazione. Alcune esibizioni sono figlie della psichedelia anni '70 mischiata al metal più aggressivo. I Doubleganger hanno una fanbase non numerosa ma fedele, persone che ballano incessantemente, si contorcono, incitano a non smettere mai. I luoghi che ospitano i live spaziano dal piccolo club al centro sociale, proprio in uno di questi spazi occupati la sera del mio compleanno del 2008 mentre sto suonando il brano conclusivo dell'esibizione un cane randagio sale sul palco e addenta la gran cassa della mia batteria tentando di trascinarla via con sè. Mi diverto parecchio ma mi devasto. Dopo alcune brevi trasferte in Lombardia inizio a sentire il peso dell'impegno e la non - direzione delle improvvisazioni perde progressivamente il suo fascino iniziale. Prima che inizi il 2009, gradualmente mi allontano. E' comunque una grande soddisfazione sapere che a distanza di anni anche loro considerano il mio transito all'interno dei Doubleganger come un'esperienza da ricordare, io come vedete, articolo o no, i buoni sentimenti nei loro confronti non li ho dimenticati.

L'articolo dove vengo citato con il nome di Teddi Costa
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