venerdì 27 settembre 2013

Eroi nel vento: Massimo Ambrosini

Introduzione

Sono fin da bambino un grande appassionato di calcio ed ho avuto la fortuna di vedere giocare dal vivo tantissimi campioni. Alcuni di loro sono stati per me degli autentici idoli. Mi hanno fatto esultare, altre volte soffrire e per ognuno di loro ho sempre provato i sentimenti che ogni tifoso dovrebbe dimostrare, in primis il rispetto. Sopporto mal volentieri coloro che osannano un calciatore che attraversa un periodo positivo e sono pronti a criticarlo alle prime difficolta'. Quando stimo un giocatore lo sostengo sempre e comunque, qualsiasi cosa succeda. Con questa premessa introduco una nuova rubrica che curero' periodicamente, una sorta di carrellata di tanti campioni, noti oppure meno conosciuti, che per me hanno significato qualcosa di importante in questo grande mondo chiamato calcio, sempre più simile allo show-business che ad uno sport. Di ognuno di loro ricorderò un momento particolare, una prodezza, una curiosità, un dettaglio che alberga nel mio cuore, attingendo da un bacino di ricordi contenuti nella mia testa che farebbe impallidire, ne sono certo, anche il mitico Gianni Brera. Tifo per il Pisa Calcio e per il Milan ed i campioni di cui racconterò avranno certamente militato in una delle due squadre del mio cuore, ma non necessariamente.

Eroi nel vento è una canzone dei Litfiba, una delle prime della loro produzione, non c'entra un bel niente con questo tema ma mi piaceva molto come titolo, così, liberamente, me ne servo.


Massimo Ambrosini è forse il calciatore più leale che abbia mai visto giocare al calcio. E' sempre stato uno dei miei incontristi preferiti e ho apprezzato la sua caparbietà nel gestire i contatti fisici anche al limite del regolamento rispetto al suo focoso subalterno, quel Gennaro Gattuso che anche i meno invasati conoscono. La mia simpatia verso il biondo n° 23 è anche sostenuta dal fatto che Ambrosini è un noto appassionato di pallacanestro, tifoso della Scavolini e non potrebbe essere altrimenti viste le sue origini pesaresi. Ieri Massimo è tornato al Meazza che è stata casa sua per diciassette lunghe (e spesso vincenti!) stagioni, vestendo questa volta un'altra maglia, quella della Fiorentina. L'immagine che consegno al blog ed a voi lettori è quella che mi si è palesata di fronte agli occhi in tutta la sua semplicità. Con la stessa foga di sempre Ambro cerca di segnare all'Inter un gol che vorrebbe dire pareggio. Siamo nei minuti di recupero e il bel tiro d'esterno è anche abbastanza angolato ma troppo debole per superare Handanovic. Sarebbe stato un bel colpo segnare sotto quella che è stata la sua curva ma purtroppo l'urlo è rimasto soffocato in gola, se ci sarà una prossima volta spero non sia contro di noi.

giovedì 12 settembre 2013

Addio Jimmy

Ci ha lasciato Jimmy Fontana e da grande estimatore della musica anni '60 non posso far altro che essere molto dispiaciuto per un'altra dipartita importante dopo quelle di Jannacci, Califano e Little Tony che hanno funestato questo 2013. I miei genitori mi hanno raccontato che insieme al brano scritto da Gino Paoli intitolato "il cielo in una stanza" si sono innamorati sulle note della canzone più celebre di Jimmy ovvero "Il mondo". Probabilmente senza questo brano i miei fratelli ed io non saremmo mai venuti al mondo, anche per questo grazie Jimmy.

mercoledì 11 settembre 2013

Ricordare -diario di bordo- seconda parte

Per leggere la prima parte: clicca QUI

"E intanto dimentico tutto, dimentico tutti..." mai amata Emma Marrone sia chiaro, ma questo ritornello che fa da traino ad uno dei suoi ultimi singoli si puo' considerare un vero tormentone estivo e grazie ad un airplay selvaggio mi ha torturato tutto il mese di luglio e quello di agosto. Proprio questa frase mi gira in testa quando prima di arrivare alla baia di Keri andiamo di bolina, così canto sottovoce e guardo il panorama. Kastor viaggia spedita inclinata su un lato, ci sporgiamo fuori bordo per equilibrare il peso. Il vento soffia a 16 nodi, non un granchè dice la ciurma ma per me è già sufficiente per acclimatarmi. L'andatura è divertente, arriva anche qualche schizzo che mi bagna. Sento il sapore del sale sulla pelle ed il profumo del mare. Sono passate due ore dal primo passo a bordo e sono già perfettamente ambientato, rilassato e pronto a divertirmi. Arriva il momento del primo tanto atteso bagno, non un granchè a dire il vero. Ancoriamo in un punto dove il fondo è di alghe, l'acqua è un po' torbida, calda e non da un grande refrigerio. Le mie aspettative si spostano di nuovo in barca per il primo pranzo a bordo ma sopravvaluto le qualità di cuoca con le quali si è presentata Pasqua. Il frigo funziona solo quando si va a motore e avendo veleggiato è rimasto spento per qualche ora ne consegue che l'insalata a base di pomodori, olive e feta è tiepida, la scatoletta di tonno che l'accompagna è la consolazione che serve a farmi capire che il cibo sarà più o meno questo. Nessun problema grave, convivo benissimo con le scatolette ma la temperatura un po' mi disturba. Bevo una birra (anch'essa tiepida) e sto fortunatamente lontano dall'alcol che consumano gli altri (Gin tonic e Campari con aranciata -neanche a dirlo- tiepidi). Trascorriamo qualche ora dividendoci tra il sole preso a prua e l'ombra del pozzetto dove un ampio tendalino crea le condizioni ideali per riposare. Non serve essere un armatore per capire che in otto su questa barca si starà stretti. Scordatevi l'immagine di chi sta sdariato e spaparanzato sulle panche posteriori a godersi il venticello cullato dal dolce rollio, se vuoi ripararti dal sole e farti un riposino a bordo di Kastor puoi riuscirci, ma devi stare seduto. Così quando qualcuno crolla tra le braccia di Morfeo per il troppo sole, i postumi del bere, oppure perchè semplicemente ha sonno, l'immagine che mi si para davanti agli occhi è quella che spesso mi è capitato di vedere quando qualcuno cerca di dormire sulle scomode sedute dei vagoni in metropolitana.
Vivi e Pasqua @ isolotto di Keri
Verso le cinque ci spostiamo a ridosso dell'isolotto. E' talmente vicino che ci andiamo a motore così ricarichiamo un po' le batterie, facciamo andare le pompe di sentina, gli scarichi dei bagni e mettiamo in funzione il frigorifero. Abbiamo evitato di approdare sull'isola perchè fin dal mattino ci è parsa troppo affollata.  Arriviamo nel piccolo golfo, ci siamo solo noi ma durerà poco. Dopo aver ancorato passano dieci minuti e siamo contornati da motoscafi che ci puntano a tutta velocità insieme a barconi con la musica a palla stracolmi di turisti che vengono letteralmente catapultati in acqua. Il motivo è semplice: il fondale è stupendo, il colore degrada dal verde smeraldo al verde acqua, poi nello spazio che ci separa dalla terraferma assume i toni del turchese. A sud, nella parte più riparata dell'isolotto, due grandi grotte comunicano tra loro e stando attenti a non farsi tagliare dalle eliche di qualche incivile che vuole entrarci col motoscafo, si vedono dei riflessi di luce che mi ricordano le riprese subacquee dei documentari sul canale National Geographic.

Le grotte dell'isolotto di Keri
Dopo questa sosta bellissima che si protrae fino al tramonto arriviamo al golfo dove dormiremo. Faccio una lunga nuotata tra le barche in rada, siamo tra le ultime a posizionarci. Ho voglia di stancarmi, realizzo solo una volta salito a bordo che seppur in un mare pulitissimo tra quelle venti barche ormeggiate qualcuno starà di certo scaricando e potrei aver nuotato nella merda. Mi faccio una doccia veloce per scacciare il pensiero. Scendiamo a terra in due viaggi a bordo del piccolo tender, a remi visto che il fuoribordo non vuole saperne di partire. La cena è molto buona, io prendo un gyros plate, gli altri si dividono tra tonno scottato e branzino, il capitano si distingue con una pecora al cartoccio. La prima giornata di mare si è fatta sentire, domani lasceremo Zante è ora di tornare a bordo per la prima notte in barca. Prima di lasciare il ristorante il cameriere ci obbliga a bere un Raki con lui, una specie di grappa molto forte che ci aiuta a digerire. 

Continua...

sabato 7 settembre 2013

Ricordare -diario di bordo- prima parte

Ricordare,ricordare è come un pò morire.Tu adesso lo sai perchè tutto ritorna anche se non vuoi.
E scordare, e scordare è più difficile.Ora sai che è più difficile se vuoi ricominciare.

Ricordare,ricordare,come un tuffo in fondo al mare.
Ricordare,ricordare quel che c'è da cancellare.E scordare,e scordare è che perdi cose care.
E scordare,e scordare finiranno gioie rare.

(Ricordare, testo: Andrea Morricone, musica: Ennio Morricone)

Il testo che precede questo scritto è della canzone resa celebre dai La Crus composta da Ennio Morricone per il film di Giuseppe Tornatore "Una pura formalità" non una delle sue pellicole più conosciute ma a parer mio una delle più belle. Questa mattina prima di venire in ufficio ascoltavo "Ricordare" nelle versione live contenuta nel disco del gruppo milanese (ormai sciolto) intitolato "Io non credevo che questa sera". Il passaggio in cui il cantante Mauro Ermanno Giovanardi recita "come un tuffo in fondo al mare" mi ha inevitabilmente riportato a quando, quasi un mese fa, ero a bordo di Kastor, una Atlantis 44, barca a vela un po' datata costruita in Grecia e presa a noleggio per vivere l'esperienza di esplorare il Peloponneso via mare. Una dozzina di anni fa avevo già avuto modo di viaggiare in quelle zone ma scegliendo un lungo itinerario via terra scoprendo paesaggi, clima e persone totalmente differenti da cio' che offrono le isole. 

Kastor, modello Atlantis 44, la barca sulla quale abbiamo trascorso la vacanza


Sono partito dopo un momento molto difficile sul lavoro. Momento che sarebbe meglio definire periodo visto che dura già da più di un anno. Avevo un sogno: staccare con tutto e con tutti e tentare una rigenerazione. Che il mercato automobilistico sia in crisi non è una novità ma con determinazione e un po' di fortuna le cose non vanno proprio a rotoli come succede a molte realtà con cui condivido questo supplizio. Ci vuole però un impegno immenso per non mandare il cervello a farsi friggere. La certezza di rappresentare un marchio forte è un'ancora di salvezza in questo lento naufragio, serve per tentare di vedere con ottimismo una situazione in cui sono sfruttato con atteggiamenti ai limiti dell'umiliazione ma non è che serva molto per elevare l'autostima, almeno non tutti i giorni questo rimedio funziona da scacciacrisi. Il disagio è amplificato dal fatto che ho una mia partita Iva, lo stipendio non esiste, i soldi me li devo meritare sul campo, niente è dovuto. Dopo aver dedicato per tredici anni tutto me stesso a questa attività finisce il tempo delle pacche sulle spalle e la sensazione è quella di sentirsi inutile e abbandonato a chissà quale destino. Con queste premesse il 10 agosto, di sera, sbarco a Zante e attendo la barca che l'equipaggio sta conducendo verso sud da Levkada. Con me c'è mia moglie Vivi, infaticabile, almeno all'inizio della vacanza è stata importante come un faro nella nebbia.
La barca arriva il mattino seguente, all'alba. Ci imbarchiamo subito, dopo pochi minuti siamo già fuori dal porto.

Il porto di Zante all'alba


L'equipaggio è composto dal capitano Niccolo', nato a Firenze ma cresciuto a Milano, grande esperienza nel mondo nautico, ha 61 anni e l'atteggiamento rilassato di chi ha girato il mondo e non è nuovo ad avere un po' di persone di cui occuparsi. Vuole principalmente farci vivere una vacanza e così imposterà i comportamenti da tenere a bordo. Il vice capitano è Andrea, un giovanissimo appassionato velista abitante a Gorgonzola. Ci vogliono pochi istanti per capire che ha il mare nelle vene, nel suo sguardo c'è l'aria sognante di chi ha appena terminato gli studi e ha le idee molto chiare sul suo futuro: navigare e non scendere mai a terra. Dopo l'estate aiuterà il padre nell'attività di fabbro ma nella scuola di vela per la quale fa l'istruttore si è già distinto per abnegazione e bravura. A detta di chi ne capisce ha già la stoffa e i gradi per poter diventare un bravo skipper, tenebroso e rubacuori, anche se tutto cio' è in contraddizione col suo soprannome: "lo spento". Completano l'equipaggio Irene e Pasqua che svolgono la funzione tipica dei marinai tutto fare. La prima si dedica tra le tante cose ad armare le vele, collabora nelle manovre e negli ancoraggi, la seconda è più votata alla parte amministrativa, scorte, gestione della cambusa, ordine e pulizia a bordo e non ultimo in ordine di importanza, prepara da mangiare. Le due ragazze sono molto diverse tra loro e il primo approccio non è semplice con entrambe, ci sarà poi modo di avvicinarci e scoprire che sono belle persone. Poi ci sono Francesca e Roberto (vedi anche su questo blog il post: week end of the year) è grazie a loro se ho saputo dell'idea di navigare e mi trovo a bordo, questo viaggio è la loro luna di miele.

L'equipaggio, da sx a dx: Niccolo',Pasqua,Irene,Andrea

Ci dirigiamo con un andatura al "gran lasco" verso la baia di Keri, golfo molto conosciuto dagli animalisti perchè habitat naturale e luogo prediletto per il deposito delle uova da parte delle tartarughe. In molti punti non si puo' nè sbarcare nè ancorare. Di fronte al piccolo paese che si affaccia sulla baia un isolotto ricorda proprio la forma del simpatico animale.

Continua...

lunedì 2 settembre 2013

A volte ritornano

Tempo di ritorni, a casa, in ufficio, ai vecchi umori. Solo per oggi vogliate cortesemente permettermi di celebrare il ritorno più importante, quello del mitico n° 22.
Bentornato Campione!
Io e Kaka' in occasione di un evento Audi, Autodromo Nazionale di Monza, settembre 2007