lunedì 18 gennaio 2016

Set da cameretta

Non è come provare in sala prove con il gruppo ma il divertimento di suonare sui dischi con la batteria elettronica è per ora una scelta divertente e premiante. Negli ultimi tempi passati in sala prove con i Pocket guardavo spesso l'orologio e il tempo sembrava scorrere lento come quando la tua squadra è in vantaggio e guardi il cronometro una volta, poi lo riguardi una seconda e ti accorgi che sono trascorsi solo due minuti. Nel giorno libero in cui non lavoro, solitamente il lunedì, mi capita di sedermi sullo sgabello quando ancora c'è luce e nel giro di poco è subito sera.

lunedì 11 gennaio 2016

Addio Duca Bianco

Sono stato un appassionato ascoltatore della musica di David Bowie nella seconda metà degli anni novanta. Ho adorato la sua produzione di quegli anni, specialmente gli album "Outside", "Earthling" e "Hours" oltre a spolverare ascolti distratti dei suoi successi passati, specialmente "Station to Station" e "The man who sold the world".  Non appena ho sentito alla radio la notizia della sua morte mi sono rattristato perché oltre ad apprezzare il talento e la  ricerca musicale di Bowie l'ho sempre considerato una delle persone più affascinanti ed eleganti di tutto lo show business mondiale. Seppur non giovanissimo se ne è andato presto, mi sarebbe garbato vederlo invecchiare con il suo impeccabile stile almeno in video e foto considerato che non ho avuto la fortuna di assistere ad un suo concerto dal vivo e già da qualche anno aveva ufficialmente abbandonato le scene. Dopo aver visto nei vari telegiornali toccanti servizi e dopo aver letto tanti post su Facebook mi sono tornati in mente due ricordi che mi legano a Bowie. Il primo risale a circa dieci anni fa quando con i Kech raggiungevamo in furgone le tappe dei nostri concerti. Uno dei passatempi preferiti nei lunghi trasferimenti era far compagnia al guidatore e al resto della banda mettendo musica archiviata nei nostri ipod. Il sedile del passeggero era riservato al "Dj" e a colpi di playlist ognuno di noi cercava con i propri gusti di tenere alto il morale della truppa. Quando arrivava il turno di Ema, il bassista che ci supportava dal vivo, era solito mettere il brano "Space Oddity" e ce la presentava sempre come la canzone perfetta attirando su di sé le critiche per un'esternazione che a molti di noi sembrava un tantino esagerata. Ema ha sempre avuto un debole per Morgan che è un noto "Bowieano" e ricordo che lo prendevamo sempre un po' in giro per questa sua passione. Nel gruppo in cui Ema cantava e suonava la chitarra, i Gringoise, uno dei brani più riusciti e simpatici era intitolato dandypunk e nel ritornello citava i Ramones e il Major Tom di Space Oddity. Mi è venuto quasi spontaneo ascoltare quel brano e i ricordi di quei tempi ormai passati sono affiorati vividi come se fossi ancora a bordo del Transporter bianco intento a raggiungere una nuova località dove suonare. L'altro ricordo che ho di Bowie risale alla mia infanzia e ad un quadretto a specchio appeso alla parete della camera di mia sorella Federica. Quando un giorno decise di andare a vivere per conto proprio a Roma per iniziare a lavorare in Alitalia ereditai la sua ex camera e proprio sopra la testata del letto, di fianco ai poster di Miguel Bosè che feci sparire all'istante, c'era l'immagine di Bowie che incollo qui sotto. Mi piaceva quello sguardo e decisi di non rimuovere il quadretto. Per un lungo decennio è stata una delle prime cose che mi trovavo di fronte agli occhi appena sveglio e lo voglio ricordare così.

giovedì 7 gennaio 2016

Eroi nel vento: Dino Zoff

Inizio il 2016 aggiungendo un altro giocatore alla Nazionale dei miei sogni, non lo facevo da un po' e oggi arricchisco la squadra con il mio ruolo preferito: il portiere. Qualche anno fa con Marit la batterista del gruppo olandese Caesar con cui ho condiviso in passato alcuni concerti all'estero avevamo coniato un motto: "il batterista è il portiere della band". Nei backstage si sparano spesso un sacco di cazzate, io ero follemente affascinato da Marit per le sue qualità di batterista ma anche di donna molto appassionata di sport, dopo un concerto andato particolarmente bene restammo nei camerini a lungo a bere e festeggiare ci inventammo una similitudine tra la vita del batterista e del portiere di una squadra di calcio. Una delle analogie tra i due ruoli che ci aveva spinto a fare questo confronto era riferita in particolare a quando si commette un errore. Un goal preso sotto le gambe del portiere attira i fischi e le imprecazioni dell'intero stadio come il batterista che perde il tempo durante un concerto, se succede difficilmente riuscirà a mascherare l'errore alle orecchie del pubblico. Un chitarrista che sbaglia una nota è come un centrocampista che sbaglia un passaggio, ci può stare in una partita e anche una moltitudine di imprecisioni possono non influire sul risultato finale. Il portiere e il batterista non possono permettersi sbagli perché sarebbero comunque macroscopici. Un altro parallelo era legato al posizionamento di entrambi sul palco e sul terreno di gioco, portiere e batterista godono infatti di una visuale che permette di controllare tutta la scena come in cabina di regia. Il portiere della mia squadra ideale è da sempre Dino Zoff, infrango una regola di questa "rubrica" quella che accenno nel primo post di questo ciclo quando dico che per entrare nella squadra dei miei sogni è necessario che abbia visto giocare dal vivo il giocatore in questione. Per Zoff questo non è accaduto se non guardandolo in televisione. Nella mia vita non ho mai assistito allo stadio ad una partita dell'Italia e quando Zoff difendeva la porta della Juventus ero troppo piccolo e non ancora pronto a frequentare lo stadio. Di gesti tecnici significativi ne potrei citare tantissimi, uno su tutti potrebbe essere la parata decisiva su un tiro di Oscar che permise all'Italia di non soccombere al Brasile nel mitico Mundial '82 giocato (e vinto!) in Spagna, preferisco però ricordare il grande Zoff quando da allenatore rispose a tono all'allora premier Silvio Berlusconi che in piena fase di onnipotenza si sentì in diritto di criticare l'Italia allenata da Zoff e appena sconfitta dalla Francia nei campionati Europei organizzati proprio dai Francesi. Dopo la meritata (ma anche sfortunata) sconfitta Zoff incassò il colpo e si dimise dall'incarico dichiarando queste parole: " dopo una vita spesa per lo sport non prendo lezioni di umiltà dal Signor Berlusconi..." un modo coraggioso degno di un grande portiere per uscire di scena. In questi due articoli viene raccontato l'accaduto.

http://www.repubblica.it/online/camp_europeo/berlu/berlu/berlu.html 
http://www.repubblica.it/online/camp_europeo/granello/granello/granello.html





Eroi nel vento è una canzone dei Litfiba, una delle prime della loro produzione, non c'entra un bel niente con questo tema ma mi piaceva molto come titolo, così, liberamente, me ne servo.