Le prime ventidue estati della mia vita le ho trascorse all'Isola D'Elba dove i miei genitori erano soliti prendere una casa in affitto per tre mesi, precisamente nel comune di Marciana Marina. All'Elba ho imparato ad amare il mare appassionandomi al gommone ai tuffi e alle immersioni in apnea, ho imparato a nuotare con uno stile corretto, a cadere in bicicletta, poi in motorino, ho imparato a fare a botte, ad innamorarmi e anche a fumare. Dopo tanti anni trascorsi lì, nei primi anni novanta improvvisamente smettemmo di andarci. Da una parte i miei erano stanchi di aver visto solo l'Elba nella loro vita vacanziera, dall'altra io e i mie fratelli -crescendo- eravamo sempre più attratti dall'esplorare l'Europa e il mondo, l'universo elbano, seppur paradisiaco iniziava er adiventato monotono. Oggi ogni membro della mia famiglia ricorda quegli anni con grande malinconia perchè se da un lato la sete di conoscenza del mondo è stata almeno un po' colmata da svariati viaggi, dall'altro i luoghi marinesi evocano ricordi che quando si ha bisogno di sognare rappresentano nelle nostre menti un rifugio sicuro dove tornare almeno virtualmente. Da qualche tempo infatti seguo su facebook un account semplicemente chiamato "Marciana Marina" che pubblica una foto al giorno dei paesaggi di ieri e di oggi.
Questa foto ritrae la famosa tromba marina del 1979:
Fu scattata dallo storico fotografo del paese di cui ricordo solo il cognome (Ambretti) ed è possibile trovarla anche in qualche sussidiario o in volumi di scienze per le scuole elementari e medie. Ricordo che avevo cinque anni nel 1979 e di quell'evento ne parlarono anche i telegiornali. Rovescio' qualche barca ma fece dei danni moderati visto che non arrivo' sulla costa. Fu molto presto al mattino e durò solo una manciata di minuti, non feci in tempo a vederla dal vivo ma ricordo ancora la leggenda di paese che raccontava di una donna di nome Stella, proprietaria dell'omonima boutique sul lungomare "Cose belle da Stella" che sugli scogli del Cotone armata di un lungo coltello taglio' l'aria dividendo in due la tromba marina mandandola così a spegnersi verso l'Enfola.
venerdì 26 settembre 2014
lunedì 8 settembre 2014
La repubblica indipendente di Lu
Lu Monferrato è un piccolissimo comune adagiato in mezzo ai vigneti dove non solo non
ero mai stato, ma ne ignoravo l'esistenza seppur (almeno in autunno) sia per motivi enologici un frequentatore di quelle zone. Sabato scorso i Pocket Chestnut sono stati invitati a partecipare ad un festival musicale organizzato con passione da alcuni volontari del paese e siamo tornati carichi di soddisfazione ed ammirazione per quei ragazzi che con poco sono riusciti ad organizzare molto. Serve una location adatta e loro hanno scelto una collina con un panorama mozzafiato, serve l'attrezzatura e questi ragazzi ne hanno noleggiata una molto raffinata controllata da mani e orecchie competenti, serve della buona birra e c'erano delle spine che non si sono mai inceppate, occorrono cibarie in quantità e dagli agnolotti alla pizza il buon mangiare non è mancato. Poi servono persone che ci sappiano fare e tutti i membri dello staff, riconoscibili dalla maglietta della manifestazione, sono stati veri promotori del benessere. Tutti coloro che hanno tra le loro ambizioni quella di organizzare un evento del genere dovrebbero prima ancora di pensare chi invitare fare un giro da quelle parti. Ci siamo esibiti poco dopo le 19 ed il pubblico era scarsino rispetto al dopocena ma comunque molto attento ed affettuoso. Mentre il sole tramontava dietro di noi abbiamo selezionato una decina di canzoni pescando tra le più ritmate del nostro repertorio, ci ho dato dentro parecchio, chi ci segue da un po' se ne è accorto e mi ha fatto i complimenti per tutta quella grinta. Il fatto è che quando ho la fortuna di avere il mio strumento completo, ben accordato, con dei ritorni di suono dal palco nitidi e ben riconoscibili e riesco a sentire che la cassa fa vibrare quelle toraciche del pubblico non riesco a non farmi prendere, accade così che si capisca che mi sto divertendo parecchio. Grazie per averci invitato! Lunga vita alla repubblica indipendente di Lu.
ero mai stato, ma ne ignoravo l'esistenza seppur (almeno in autunno) sia per motivi enologici un frequentatore di quelle zone. Sabato scorso i Pocket Chestnut sono stati invitati a partecipare ad un festival musicale organizzato con passione da alcuni volontari del paese e siamo tornati carichi di soddisfazione ed ammirazione per quei ragazzi che con poco sono riusciti ad organizzare molto. Serve una location adatta e loro hanno scelto una collina con un panorama mozzafiato, serve l'attrezzatura e questi ragazzi ne hanno noleggiata una molto raffinata controllata da mani e orecchie competenti, serve della buona birra e c'erano delle spine che non si sono mai inceppate, occorrono cibarie in quantità e dagli agnolotti alla pizza il buon mangiare non è mancato. Poi servono persone che ci sappiano fare e tutti i membri dello staff, riconoscibili dalla maglietta della manifestazione, sono stati veri promotori del benessere. Tutti coloro che hanno tra le loro ambizioni quella di organizzare un evento del genere dovrebbero prima ancora di pensare chi invitare fare un giro da quelle parti. Ci siamo esibiti poco dopo le 19 ed il pubblico era scarsino rispetto al dopocena ma comunque molto attento ed affettuoso. Mentre il sole tramontava dietro di noi abbiamo selezionato una decina di canzoni pescando tra le più ritmate del nostro repertorio, ci ho dato dentro parecchio, chi ci segue da un po' se ne è accorto e mi ha fatto i complimenti per tutta quella grinta. Il fatto è che quando ho la fortuna di avere il mio strumento completo, ben accordato, con dei ritorni di suono dal palco nitidi e ben riconoscibili e riesco a sentire che la cassa fa vibrare quelle toraciche del pubblico non riesco a non farmi prendere, accade così che si capisca che mi sto divertendo parecchio. Grazie per averci invitato! Lunga vita alla repubblica indipendente di Lu.
Pocket Chestnut @ festival repubblica indipendente di Lu |
venerdì 5 settembre 2014
Eroi nel vento: Marco Van Basten
Nel ciclo di post che andranno a costituire la squadra dei miei sogni, oggi aggiungo il terzo giocatore, dopo Massimo Ambrosini e Gianluca Signorini è il turno di un attaccante che risponde al nome di Marco Van Basten. Il "Cigno di Utrecht", questo è il soprannome coniato da un giornalista per sottolineare l'eleganza dei movimenti del fuoriclasse olandese, è il più grande centravanti che abbia mai visto giocare. Rimasto in attività fino a ventinove anni vivendo da campione una carriera ricca di successi interrotta troppo presto per seri e ripetuti problemi ad una caviglia Van Basten mi ha fatto alzare i pugni al cielo più di un centinaio di volte.
I suoi gol spettacolari (spesso decisivi) erano figli del gioco corale "inventato" dal Milan di Sacchi, quello del pressing asfissiante e del cosiddetto "gioco totale". Potrei citare i gol di testa, quelli in mezza rovesciata da posizioni impossibili, la sua infallibilità dagli undici metri quando prima di prendere la rincorsa faceva sempre quel saltino che spiazzava il portiere e tranquillizzava gli spalti, i tiri dal limite dell'area all'incrocio dei pali (come contro l'Empoli il giorno del suo rientro nel 1989 dopo sette mesi di stop) ma il ricordo che lascio in Mondorico è il giorno del suo addio al calcio. Un giornalista che porta il mio cognome (Alberto Costa) scrisse questo articolo che ho cercato negli archivi del Corriere della Sera. La sera del 18 agosto agosto di diciannove anni fa al Meazza si disputava il Trofeo Berlusconi, una boiata di memorial inventata dal presidente per ricordare suo padra la cui formula prevede ancora oggi una partita secca tra Milan e Juventus (in origine alle prime edizioni del trofeo potevano essere invitate solo le squadre che hanno vinto almeno una champions o coppa campioni).
Quella sera andai allo stadio per salutare Van Basten e molti tifosi rimasti a Milano in agosto riempirono lo stadio per vedere l'ultima volta in campo il più grande di tutti dai tempi di Rivera. Fu straziante vedere il Cigno di Utrecht fare un giro di campo vestito con camicia bianca giacchetta di renna e jeans salutare mestamente il pubblico e raccogliere la standing ovation commossa di tutti i tifosi. Nello sguardo di tanti volti immaginai il pensiero che io stavo facendo in quel momento, rivedere Van Basten mentre faceva il giro di campo con una coppa (o con il pallone d'oro che vinse per tre volte) sopra la testa vestito in divisa da gara. Non sarebbe mai più successo. Dopo di lui tanti campioni gonfieranno la rete per il Milan, ne cito solo alcuni, i più prolifici: Savicevic, Papin, Kluivert, Weah, Shevchenko, Inzaghi, Ronaldinho, Ibrahimovic ma citando il titolo di un film un appassionato di calcio sa benissimo che "come lui nessuno mai". Oggi leggo sulle cronache sportive che dopo la morte del padre Van Basten sta attraversando un brutto periodo di depressione. Serve a poco ma non puo' mancare il mio incitamento: forza campione!
Eroi nel vento è una canzone dei Litfiba, una delle prime della loro produzione, non c'entra un bel niente con questo tema ma mi piaceva molto come titolo, così, liberamente, me ne servo.
I suoi gol spettacolari (spesso decisivi) erano figli del gioco corale "inventato" dal Milan di Sacchi, quello del pressing asfissiante e del cosiddetto "gioco totale". Potrei citare i gol di testa, quelli in mezza rovesciata da posizioni impossibili, la sua infallibilità dagli undici metri quando prima di prendere la rincorsa faceva sempre quel saltino che spiazzava il portiere e tranquillizzava gli spalti, i tiri dal limite dell'area all'incrocio dei pali (come contro l'Empoli il giorno del suo rientro nel 1989 dopo sette mesi di stop) ma il ricordo che lascio in Mondorico è il giorno del suo addio al calcio. Un giornalista che porta il mio cognome (Alberto Costa) scrisse questo articolo che ho cercato negli archivi del Corriere della Sera. La sera del 18 agosto agosto di diciannove anni fa al Meazza si disputava il Trofeo Berlusconi, una boiata di memorial inventata dal presidente per ricordare suo padra la cui formula prevede ancora oggi una partita secca tra Milan e Juventus (in origine alle prime edizioni del trofeo potevano essere invitate solo le squadre che hanno vinto almeno una champions o coppa campioni).
Quella sera andai allo stadio per salutare Van Basten e molti tifosi rimasti a Milano in agosto riempirono lo stadio per vedere l'ultima volta in campo il più grande di tutti dai tempi di Rivera. Fu straziante vedere il Cigno di Utrecht fare un giro di campo vestito con camicia bianca giacchetta di renna e jeans salutare mestamente il pubblico e raccogliere la standing ovation commossa di tutti i tifosi. Nello sguardo di tanti volti immaginai il pensiero che io stavo facendo in quel momento, rivedere Van Basten mentre faceva il giro di campo con una coppa (o con il pallone d'oro che vinse per tre volte) sopra la testa vestito in divisa da gara. Non sarebbe mai più successo. Dopo di lui tanti campioni gonfieranno la rete per il Milan, ne cito solo alcuni, i più prolifici: Savicevic, Papin, Kluivert, Weah, Shevchenko, Inzaghi, Ronaldinho, Ibrahimovic ma citando il titolo di un film un appassionato di calcio sa benissimo che "come lui nessuno mai". Oggi leggo sulle cronache sportive che dopo la morte del padre Van Basten sta attraversando un brutto periodo di depressione. Serve a poco ma non puo' mancare il mio incitamento: forza campione!
Eroi nel vento è una canzone dei Litfiba, una delle prime della loro produzione, non c'entra un bel niente con questo tema ma mi piaceva molto come titolo, così, liberamente, me ne servo.
mercoledì 3 settembre 2014
La repubblica del maiale
Non sono un gran lettore, quando va bene riesco a leggere un libro ogni due mesi e mi piacciono le biografie. Questa è una breve premessa per scrivere in questa pagina che non sono così autorevole da consigliare letture, cio' nonostante, come avrà capito chi legge abitualmente questo blog, mi piace lasciare una traccia di quello che mi emoziona e questo libro di Roberta Corradin (uscito nel 2014 per la casa editrice Chiarelettere) mi è piaciuto moltissimo. L'ho trovato scorrevole e scritto con grande passione, alla fine di ogni capitolo (il libro è suddiviso in decadi dagli anni cinquanta ad oggi) riporta nel linguaggio originale dell'epoca, una serie di ricette della tradizione italiana ormai quasi dimenticate che solo a leggerle stuzzicano curiosità ed appetito.
martedì 2 settembre 2014
L'ospitalità
Il lagoon 38 "Valerie" |
Ci sono elementi che rimangono costanti e sono talmente importanti nella vita di una persona che permettono di superare i momenti difficili. Per me uno di questi elementi è il mare. I momenti difficili lasciamoli stare. Anche questa estate mi ha fatto bene l'Egeo, il suo effetto rigenerante ha buttato fuori tossine da tutti i miei pori riconsegnandomi al mondo del lavoro perfettamente riabilitato. Che lo stato di benessere e serenità sia durato poco più di una sera poco importa. Il catamarano lagoon 38 che vedete sopra si chiama Valerie, mi ha ospitato per due settimane ed è stato decisamente più comodo del cabinato con quale ho navigato lo scorso anno. Ho partecipato alla manovre con maggior disinvoltura ed ho affrontato una delle grandi questioni irrisolte della mia vita da marinaio: un certo impaccio con i nodi. Ne ho imparati di nuovi esercitandomi continuamente e non escludo di essere in grado di poter essere diventato un buon istruttorie di gasse,parlati nodi d'arresto di ormeggio e di giuntura. Tutta la vacanza trascorsa tra il secondo dito del Peloponneso l'isola di Kithira, Poros e la parte nord ovest di Creta ha funzionato per il bel clima meterologico ma soprattutto per la perfetta armonia che si è creata a bordo con capitano ed equipaggio. Se sommiamo questi due fattori con l'ospitalità tipica dei Greci il quadretto felice dell'estate 2014 è in cornice. Guardate qui sotto che posti...
La baia di Porto Kayo, solo qualche casa e quattro taverne |
Panorama dal castello di Kithira |
La spiaggia di Elaphounissi nel Peloponneso |
La lingua di sabbia di Elaphounissi a Creta |
L'impianto di Valerie ha suonato spesso 24 h su 24 |
Appena atterrato a Bergamo il 24 mattina mi sono precipitato in Stazione Centrale a Milano, sono salito su un treno veloce destinazione Eboli ed ho raggiunto i Pocket Chestnut per l'unica data nel mezzogiorno di questo "Big Sky Empty Road Tour" che ci sta dando più di una soddisfazione. Stiamo tornando a casa dopo ogni data con una media di 15 dischi venduti e fa molto piacere vedere un capannello di persone portar via con loro la nostra musica dopo il concerto. Eboli è una città strana, molto diroccata di giorno decisamente affascinante di notte. Nel centro storico, a due passi da dove ci siamo esibiti, si snodano una serie di vicoletti che sembrano intersecarsi uno sull'altro in varie altezze collegati da lunghe e ripide scalinate. I bambini sono molto spavaldi e socievoli. Gli anziani stanno svegli fino a tardi a sbucciare fagiolini. Il pubblico è molto caldo e partecipa con trasporto alla nostra festa. Dopo il concerto i promoter ci portano in un agristurismo bellissimo adagiato sui colli, precisamente nel comune di Campagna. Il posto si chiama "Piccola Ospitalità" ma di piccolo non ha proprio nulla. L'edificio e le persone che lo gestiscono sono semplicemente grandi, è stato un peccato fermarsi solo una notte e sarebbe bello in futuro poterci ritornare.
Una delle mie grandi passioni quando sono in tour, leggere la cronaca locale |
Il cane Bronco si gode uno degli spazi relax del B&B Piccola Ospitalità Il giardino del B&B Piccola Ospitalità |
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