La giornata al festival Miami è andata bene, le sensazioni post concerto erano ottime e mi sono trattenuto fino alla penultima esibizione per godermi appieno la giornata. E' stata una scampagnata musicale senza troppo voler disturbare, l'ho sintetizzata così nel titolo e provo a spiegarne il perchè. Mi succede spesso di finire il concerto e ripensare a cosa poteva andare meglio, quando riavvolgo il nastro e passo al setaccio i miei errori e le imprecisioni cerco conforto chiedendo qualche parere e la risposta è quasi sempre automatica: "se c'è stato un errore non se n'è accorto nessuno". Grazie alla pazienza di mia moglie il concerto è stato ripreso per intero e riguardando il momento in cui ho sbagliato un attacco, quello in cui ho scheggiato un piatto e soprattutto osservando con attenzione quando a metà di una canzone il tutore che mi preservava il dito infortunato se n'è volato via devo dare pienamente ragione a chi ho sempre pensato mi rispondesse così solo perchè non era stato attento. La percezione di un errore dal palco è sempre troppo amplificata. Ottima constatazione dunque, ne faccio tesoro per il futuro.
Chiamati ad aprire la giornata di concerti i Pocket si presentano quando il sole è alto e le temperature sono ideali per fare un bagno nella pozza dell'Idroscalo. Ci accoglie la squadra attrezzatissima di tecnici e fonici, un service composto da maestranze dotate di altissima professionalità pronti a far risaltare al meglio il suono delle band.
Come spesso succede in contesti come questi dove a rendersi protagonista è l'ego di chi se la tira di più oppure l'atteggiamento di chi ha lo strumento più costoso, ci guardano tutti con perplessità perchè suoniamo canzoni di due accordi, abbiamo strumenti economici, io mi accontento della batteria di back line fornita dal service, non facciamo cambi d'abito e non abbiamo richieste particolari nel rider, che per noi rimarrà sempre e solo Nick, quello dei fumetti della Bonelli. Inoltre siamo puntuali, non rompiamo il cazzo a nessuno e rispettiamo alla lettera tutte le direttive del responsabile di palco. Ci concediamo solo uno strappo alle regole, sul finale facciamo salire on stage una parte dei nostri amici per fare festa su Mind Shuffled, non è un gesto che piace a chi è dietro le transenne ma noi ci si diverte con rispetto per chi sta lavorando, purtroppo di questo fondamentale aspetto non se ne accorge nessuno. Però continuano ad invitarci forse perchè, pur non inventando niente, le canzoni facili le sappiamo scrivere e a qualcuno probabilmente questo basta e avanza.
La maggioranza dei gruppi si muove altezzosa, nessuno ha voglia di condividere, sembra che ogni band sia in competizione con l'altra come se invece di partecipare a un festival tutti stiano faticosamente affrontando un concorso ad eliminazione. Stanco della situazione me ne vado verso il main stage. Guardo il live degli amici There will be blood che spaccano il palco mettendoci il cuore e molta grinta, poi, con la scusa di andare al parcheggio, sfrutto il mio pass e mi aggiro nel backstage. Lì dietro c'è un clima diverso, la professione del musicista risulta più evidente e da un certo punto di vista, guardando per esempio gli ottimi Marta sui tubi, è comprensibile. Gli artisti scherzano tra loro, parlano, fumano, bevono, esistono. Prima di tornare tra il pubblico vado alla macchina. Mi precede Pierpaolo Capovilla che sta facendo la spola tra i camerini e il furgone, va avanti poi si gira e fa due passi indietro, cerca qualcosa, si tocca le tasche, inciampa, quasi cade, si accorge che quel qualcosa (le chiavi del furgone) le ha strette in mano, si guarda intorno e incrocia il mio sguardo, bofonchia qualcosa. Per un attimo vorrei dirgli "tranquillo non se ne è accorto nessuno" ma tiro dritto e torno tra il pubblico, ormai numerosissimo. Già, di quanto sia meraviglioso e determinante il pubblico, fortunatamente ce ne accorgiamo davvero tutti.
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