lunedì 11 gennaio 2016

Addio Duca Bianco

Sono stato un appassionato ascoltatore della musica di David Bowie nella seconda metà degli anni novanta. Ho adorato la sua produzione di quegli anni, specialmente gli album "Outside", "Earthling" e "Hours" oltre a spolverare ascolti distratti dei suoi successi passati, specialmente "Station to Station" e "The man who sold the world".  Non appena ho sentito alla radio la notizia della sua morte mi sono rattristato perché oltre ad apprezzare il talento e la  ricerca musicale di Bowie l'ho sempre considerato una delle persone più affascinanti ed eleganti di tutto lo show business mondiale. Seppur non giovanissimo se ne è andato presto, mi sarebbe garbato vederlo invecchiare con il suo impeccabile stile almeno in video e foto considerato che non ho avuto la fortuna di assistere ad un suo concerto dal vivo e già da qualche anno aveva ufficialmente abbandonato le scene. Dopo aver visto nei vari telegiornali toccanti servizi e dopo aver letto tanti post su Facebook mi sono tornati in mente due ricordi che mi legano a Bowie. Il primo risale a circa dieci anni fa quando con i Kech raggiungevamo in furgone le tappe dei nostri concerti. Uno dei passatempi preferiti nei lunghi trasferimenti era far compagnia al guidatore e al resto della banda mettendo musica archiviata nei nostri ipod. Il sedile del passeggero era riservato al "Dj" e a colpi di playlist ognuno di noi cercava con i propri gusti di tenere alto il morale della truppa. Quando arrivava il turno di Ema, il bassista che ci supportava dal vivo, era solito mettere il brano "Space Oddity" e ce la presentava sempre come la canzone perfetta attirando su di sé le critiche per un'esternazione che a molti di noi sembrava un tantino esagerata. Ema ha sempre avuto un debole per Morgan che è un noto "Bowieano" e ricordo che lo prendevamo sempre un po' in giro per questa sua passione. Nel gruppo in cui Ema cantava e suonava la chitarra, i Gringoise, uno dei brani più riusciti e simpatici era intitolato dandypunk e nel ritornello citava i Ramones e il Major Tom di Space Oddity. Mi è venuto quasi spontaneo ascoltare quel brano e i ricordi di quei tempi ormai passati sono affiorati vividi come se fossi ancora a bordo del Transporter bianco intento a raggiungere una nuova località dove suonare. L'altro ricordo che ho di Bowie risale alla mia infanzia e ad un quadretto a specchio appeso alla parete della camera di mia sorella Federica. Quando un giorno decise di andare a vivere per conto proprio a Roma per iniziare a lavorare in Alitalia ereditai la sua ex camera e proprio sopra la testata del letto, di fianco ai poster di Miguel Bosè che feci sparire all'istante, c'era l'immagine di Bowie che incollo qui sotto. Mi piaceva quello sguardo e decisi di non rimuovere il quadretto. Per un lungo decennio è stata una delle prime cose che mi trovavo di fronte agli occhi appena sveglio e lo voglio ricordare così.

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