domenica 27 novembre 2016

42



Con questa bella foto scattata da Tum festeggio 42 anni, Vivi ha organizzato una festa a sorpresa che in prima battuta mi ha disturbato perché sono arrivato a casa stanco ma con il passare delle ore ci ho preso gusto e sono stato proprio felice di essere festeggiato dagli amici più intimi.

domenica 18 settembre 2016

Nozze d'oro dei miei

Oggi ci siamo riuniti per festeggiare le nozze d'oro dei miei genitori che erano visibilmente emozionati durante la cerimonia in chiesa. Nel pomeriggio siamo andati in Alta Brianza a pranzare in mezzo alle colline in un luogo chiamato Galbusera Nera nei pressi di Montevecchia precisamente a Rovagnate. E' stato bello condividere questo momento con i miei fratelli ed i miei nipoti, quando si è fatta sera e ci siamo salutati ero molto felice dei tanti abbracci dati e ricevuti. Abbiamo confezionato alcuni regali ma quello che ho preferito è stato il dono che abbiamo pensato, una fotografia scattata nel parco di Monza di cui incollo sotto la versione digitale (i miei ne hanno ricevuto una copia stampata inserita in una elegante cornice).

Da sinistra a destra: Federica, Matteo, Luca (seduto), Massimo, Io e Lola, Carlotta, Sveva, Francesco (in bici)

sabato 25 giugno 2016

Stagione 2015/2016

Con un apprezzabile sesto posto su diciotto squadre nel girone e complessivamente ventiduesimi su un centinaio di team si è conclusa la stagione cestistica dell'Equipe '83 nel campionato Uisp amatori. E' stato un anno molto intenso dove fortunatamente eccezion fatta per qualche punto di sutura sotto il mento non ho registrato infortuni seri, solo qualche acciacco dovuto all'età. Questo anno di pallacanestro è stato senza dubbio il migliore da quando ho ricominciato a giocare non solo per il risultato ma per l'ambiente che si è creato in spogliatoio grazie anche a nuovi giocatori che si sono perfettamente inseriti fin dai primi allenamenti.


sabato 4 giugno 2016

Il voto è segreto

Addio Marco Pannella, nel tuo modo di fare politica ho sempre trovato la definizione esatta di questa scienza astratta.

giovedì 31 marzo 2016

Nuovo blog

Ho deciso da qualche mese di racchiudere l'esperienza di avere un cane nel blog "il mio labrador si chiama Lola" potete leggerlo a questo link labradorlola@blogspot.it .

lunedì 8 febbraio 2016

Dieci anni fa l'ultimo live dei Kech all'estero

Il ricordo di un concerto che mi provoca maggior nostalgia dei bei tempi andati ricorre proprio in questi giorni e si riferisce a dieci anni fa. Nessuno dei Kech poteva immaginare che quel giro di tre giorni che ci portò fino in Olanda a fare da supporto all'ultimo tour del gruppo Caesar sarebbe stata la nostra ultima puntata all'estero. Il 20 gennaio del 2006 suonammo a Strasburgo in un locale chiamato La Grotte.

Il logo del locale La Grotte di Strasburgo


Da una ricerca su internet fatta in queste ore ho visto che il club è ancora attivo e questa notizia ha rievocato i ricordi di un'esperienza unica. Arrivammo al locale molto stanchi ma anche appagati dopo una data trionfale a Rotterdam tenutasi la sera precedente di fronte a un pubblico di quasi mille persone che per il club Rotown significava sold out. Dormimmo in un ostello molto attrezzato e partimmo presto al mattino commentando la buona riuscita dell'esibizione. In quei mesi stavamo iniziando a comporre i brani del nuovo album che sarebbe uscito l'anno seguente e dopo tanta esperienza sui palchi di tutte le dimensioni ci sentivamo una band pronta a tutto. La straordinaria attenzione dei promoter e di chi gestisce i locali all'estero verso i musicisti (indipendentemente dal loro livello di bravura e notorietà) accresceva la nostra autostima ogni volta che ci misuravamo con quelle situazioni, La Grotte però si dimostrò un caso a parte.

Non ero mai stato a Strasburgo prima di allora e la città si presentò ai miei occhi incollati al finestrino del furgone con tutto il suo fascino fin dalle prime vie. Il locale è situato in una zona abbastanza centrale in un dedalo di strade strette ed è disposto in maniera asimmetrica, dopo un corridoio stretto  si apre disposto per il lungo il bancone del bar disposto verticalmente rispetto al palco. Di fronte allo stage sono sparpagliati una decina di tavolini rotondi e alla destra del palco si apre un'altra sala con numerose colonne a soffocare la già inesistente ariosità dello spazio. Mai un nome di un locale l'ho trovato così appropriato perché La Grotte ricorda davvero una grotta, una specie di cantinone con volte basse e i mattoni a vista. L'aria è così viziata che non basta un condotto di ventilazione ai lati per compensare la mancanza di finestre.

Ci accoglie una ragazza che gestisce il club e la relativa programmazione, ci mette a suo agio e ci prepariamo per il soundcheck.  Mi colpisce la contraddizione che si crea tra il mancato rispetto delle minime norme anti incendio e igienico sanitarie rispetto all'attenzione per l'emissione di decibel. Per legge infatti c'è un limitatore all'impianto e se sforiamo con i volumi la corrente si stacca per dieci secondi. Ci vogliono alcuni minuti per fare l'abitudine a questo aspetto e una volta terminate le prove ci rilassiamo nella sala laterale e iniziamo a bere senza troppa moderazione. Ema esagera più di tutti e finirà con l'ubriacarsi. Il locale viene utilizzato anche per spettacoli teatrali e nello spazio antistante alle scalette che portano sul palco troviamo alcuni vestiti di scena e decidiamo che per l'ultimo brano in scaletta, la cover After hours dei Velvet Undergrond ci travestiremo qualcuno da drag queen altri da indiano, muratore, vigile. Prima di suonare la ragazza ci conduce in centro dove andiamo a piedi e mi soffermo ad ammirare dall'esterno la Cattedrale. E' una chiesa che mi toglie il fiato per la sua imponenza. Alzare lo sguardo e tentare di scorgere la sommità fa perdere l'equilibrio. Fa molto freddo e tira una leggera brezza, la nostra accompagnatrice la chiama "il soffio del diavolo" e ci racconta la storia di questo refolo.

Il concerto non ha una grande riuscita sia per la nostra esibizione un po' alticcia che per lo scarso pubblico ma è il dopo concerto a lasciare il segno. Quando arriviamo all'alloggio entriamo in un mega appartamento dove risiede la ragazza, la prima cosa che notiamo riguarda l'aria: è irrespirabile. Ci sono dei gatti in giro per casa e la sensazione che abbiamo è che l'ultima volta in cui le finestre sono state aperte per far passare aria risale a qualche anno fa. Siamo stanchissimi e ci accomodiamo in salotto in attesa del suo fidanzato che desidera conoscerci. Il macho di casa è anche lui un musicista e arriva da un concerto che ha tenuto in Belgio. I minuti non passano mai e quando il ragazzo, una specie di Big Jim palestrato, finalmente apre la porta d'ingresso ci trova distesi in salotto quasi addormentati. Come se niente fosse si accomoda in mezzo a noi e tira fuori la chitarra acustica iniziando a suonare una dopo l'altra le canzoni dei Pearl Jam, urla a squarciagola imitando Eddie Vedder e ci allunga un' altra chitarra per arricchire lo spettacolo . Lo sopportiamo per un po' ma dopo aver esaurito la pazienza non ci facciamo troppi scrupoli e ci mettiamo a dormire. Come se niente fosse lui continua a suonare da solo e anche senza audience andrà avanti fino al mattino. Al risveglio ci siamo ormai abituati alla puzza, scopriamo che le finestre sono come sigillate, non si possono aprire. Ci sentiamo sequestrati e la colazione a base di solo caffè dura un'eternità. Siamo felici di partire ma dobbiamo essere ancora pagati, la ragazza ci informa che dobbiamo tornare al locale per ricevere l'onorario. Come prima cosa assistiamo impotenti alla pulizia del locale, almeno il reparto bar, poi veniamo obbligati a mangiare un boccone in compagnia della ragazza. Tutti noi avremmo voglia di sbrigare in fretta la faccenda e spingiamo per un kebab in piedi ma ci viene consigliato di mangiare la pasta da asporto. Entriamo in una specie di take away che serve la pasta in coni di cartone simili a quelli dei pop corn, buttiamo giù qualche boccone e quando siamo ormai convinti di partire anche senza soldi pur di andarcene veniamo anticipati dalla ragazza che si ricorda del cachet ma ci dice che per riceverlo dobbiamo tornare nuovamente al club. Quando siamo di nuovo a La Grotte veniamo invitati a fermarci per la sera, io torno in furgone scoraggiato. Dopo qualche minuto mi raggiungono gli altri e ancora oggi non ho il coraggio di chiedere se alla fine siamo stati pagati oppure no.

lunedì 18 gennaio 2016

Set da cameretta

Non è come provare in sala prove con il gruppo ma il divertimento di suonare sui dischi con la batteria elettronica è per ora una scelta divertente e premiante. Negli ultimi tempi passati in sala prove con i Pocket guardavo spesso l'orologio e il tempo sembrava scorrere lento come quando la tua squadra è in vantaggio e guardi il cronometro una volta, poi lo riguardi una seconda e ti accorgi che sono trascorsi solo due minuti. Nel giorno libero in cui non lavoro, solitamente il lunedì, mi capita di sedermi sullo sgabello quando ancora c'è luce e nel giro di poco è subito sera.

lunedì 11 gennaio 2016

Addio Duca Bianco

Sono stato un appassionato ascoltatore della musica di David Bowie nella seconda metà degli anni novanta. Ho adorato la sua produzione di quegli anni, specialmente gli album "Outside", "Earthling" e "Hours" oltre a spolverare ascolti distratti dei suoi successi passati, specialmente "Station to Station" e "The man who sold the world".  Non appena ho sentito alla radio la notizia della sua morte mi sono rattristato perché oltre ad apprezzare il talento e la  ricerca musicale di Bowie l'ho sempre considerato una delle persone più affascinanti ed eleganti di tutto lo show business mondiale. Seppur non giovanissimo se ne è andato presto, mi sarebbe garbato vederlo invecchiare con il suo impeccabile stile almeno in video e foto considerato che non ho avuto la fortuna di assistere ad un suo concerto dal vivo e già da qualche anno aveva ufficialmente abbandonato le scene. Dopo aver visto nei vari telegiornali toccanti servizi e dopo aver letto tanti post su Facebook mi sono tornati in mente due ricordi che mi legano a Bowie. Il primo risale a circa dieci anni fa quando con i Kech raggiungevamo in furgone le tappe dei nostri concerti. Uno dei passatempi preferiti nei lunghi trasferimenti era far compagnia al guidatore e al resto della banda mettendo musica archiviata nei nostri ipod. Il sedile del passeggero era riservato al "Dj" e a colpi di playlist ognuno di noi cercava con i propri gusti di tenere alto il morale della truppa. Quando arrivava il turno di Ema, il bassista che ci supportava dal vivo, era solito mettere il brano "Space Oddity" e ce la presentava sempre come la canzone perfetta attirando su di sé le critiche per un'esternazione che a molti di noi sembrava un tantino esagerata. Ema ha sempre avuto un debole per Morgan che è un noto "Bowieano" e ricordo che lo prendevamo sempre un po' in giro per questa sua passione. Nel gruppo in cui Ema cantava e suonava la chitarra, i Gringoise, uno dei brani più riusciti e simpatici era intitolato dandypunk e nel ritornello citava i Ramones e il Major Tom di Space Oddity. Mi è venuto quasi spontaneo ascoltare quel brano e i ricordi di quei tempi ormai passati sono affiorati vividi come se fossi ancora a bordo del Transporter bianco intento a raggiungere una nuova località dove suonare. L'altro ricordo che ho di Bowie risale alla mia infanzia e ad un quadretto a specchio appeso alla parete della camera di mia sorella Federica. Quando un giorno decise di andare a vivere per conto proprio a Roma per iniziare a lavorare in Alitalia ereditai la sua ex camera e proprio sopra la testata del letto, di fianco ai poster di Miguel Bosè che feci sparire all'istante, c'era l'immagine di Bowie che incollo qui sotto. Mi piaceva quello sguardo e decisi di non rimuovere il quadretto. Per un lungo decennio è stata una delle prime cose che mi trovavo di fronte agli occhi appena sveglio e lo voglio ricordare così.

giovedì 7 gennaio 2016

Eroi nel vento: Dino Zoff

Inizio il 2016 aggiungendo un altro giocatore alla Nazionale dei miei sogni, non lo facevo da un po' e oggi arricchisco la squadra con il mio ruolo preferito: il portiere. Qualche anno fa con Marit la batterista del gruppo olandese Caesar con cui ho condiviso in passato alcuni concerti all'estero avevamo coniato un motto: "il batterista è il portiere della band". Nei backstage si sparano spesso un sacco di cazzate, io ero follemente affascinato da Marit per le sue qualità di batterista ma anche di donna molto appassionata di sport, dopo un concerto andato particolarmente bene restammo nei camerini a lungo a bere e festeggiare ci inventammo una similitudine tra la vita del batterista e del portiere di una squadra di calcio. Una delle analogie tra i due ruoli che ci aveva spinto a fare questo confronto era riferita in particolare a quando si commette un errore. Un goal preso sotto le gambe del portiere attira i fischi e le imprecazioni dell'intero stadio come il batterista che perde il tempo durante un concerto, se succede difficilmente riuscirà a mascherare l'errore alle orecchie del pubblico. Un chitarrista che sbaglia una nota è come un centrocampista che sbaglia un passaggio, ci può stare in una partita e anche una moltitudine di imprecisioni possono non influire sul risultato finale. Il portiere e il batterista non possono permettersi sbagli perché sarebbero comunque macroscopici. Un altro parallelo era legato al posizionamento di entrambi sul palco e sul terreno di gioco, portiere e batterista godono infatti di una visuale che permette di controllare tutta la scena come in cabina di regia. Il portiere della mia squadra ideale è da sempre Dino Zoff, infrango una regola di questa "rubrica" quella che accenno nel primo post di questo ciclo quando dico che per entrare nella squadra dei miei sogni è necessario che abbia visto giocare dal vivo il giocatore in questione. Per Zoff questo non è accaduto se non guardandolo in televisione. Nella mia vita non ho mai assistito allo stadio ad una partita dell'Italia e quando Zoff difendeva la porta della Juventus ero troppo piccolo e non ancora pronto a frequentare lo stadio. Di gesti tecnici significativi ne potrei citare tantissimi, uno su tutti potrebbe essere la parata decisiva su un tiro di Oscar che permise all'Italia di non soccombere al Brasile nel mitico Mundial '82 giocato (e vinto!) in Spagna, preferisco però ricordare il grande Zoff quando da allenatore rispose a tono all'allora premier Silvio Berlusconi che in piena fase di onnipotenza si sentì in diritto di criticare l'Italia allenata da Zoff e appena sconfitta dalla Francia nei campionati Europei organizzati proprio dai Francesi. Dopo la meritata (ma anche sfortunata) sconfitta Zoff incassò il colpo e si dimise dall'incarico dichiarando queste parole: " dopo una vita spesa per lo sport non prendo lezioni di umiltà dal Signor Berlusconi..." un modo coraggioso degno di un grande portiere per uscire di scena. In questi due articoli viene raccontato l'accaduto.

http://www.repubblica.it/online/camp_europeo/berlu/berlu/berlu.html 
http://www.repubblica.it/online/camp_europeo/granello/granello/granello.html





Eroi nel vento è una canzone dei Litfiba, una delle prime della loro produzione, non c'entra un bel niente con questo tema ma mi piaceva molto come titolo, così, liberamente, me ne servo.