venerdì 30 maggio 2014
Fine maggio e riprendo coraggio
La visita di controllo per capire se il tendine si sta rinsaldando è andata abbastanza bene, recupero l'ottimismo che serve per guarire. Grazie a chi mi ha sopportato nei momenti di sconforto in queste lunghissime sei settimane trascorse da infortunato. L'operazione sembra scongiurata, mercoledì inizio la fisioterapia, guardo il calendario dei concerti e incrocio le dita... con l'altra mano.
venerdì 23 maggio 2014
Il mio ricordo della morte di Falcone
La tentazione di fare il tema delle elementari dalla traccia scontata, per esempio "Dove ti trovavi e cosa stavi facendo il giorno dell'attentato al World Trade Center?" mi ha assalito oggi dopo aver visto in rete, al telegiornale e su vari social network, il ricordo di Giovanni Falcone a ventidue anni dalla sua tragica morte. Per qualche momento ho pensato a quel pomeriggio del 23 maggio 1992 aiutato dalla mia (fino ad oggi) immarcescibile memoria ho ricordato perfettamente alcune sfumature di quel giorno. Ventidue anni fa avevo diciasette anni e frequentavo la quarta superiore all'istituto per geometri e ragioneri, avevo perso un anno in prima superiore (quando ero iscritto a un istituto tecnico industriale) e fino ad allora avevo superato brillantemente ogni anno, un percorso netto impeccabile macchiato solo da un esame di riparazione in terza. Quel 1992 fu per me un anno da ribelle, le prime cazzate da adolescente mi tennero spesso lontano da scuola, accumulai un numero imbarazzante di assenze e fui bocciato meritatamente. Maggio era da sempre il mese in cui ero solito recuperare tutte le insufficienze, la mia fidanzata dei tempi che oggi è mia moglie mi aiutava in queste imprese disperate. Mi svegliavo di notte a studiare, al mattino presto ripassavo e mentre andavamo a scuola lei mi interrogava. Aveva già capito che non ce l'avrei fatta ma mi spronava a tentare il tutto per tutto. I professori invece avevano già preso la loro decisione. Verso le diciannove di quel 23 maggio mi trovavo a preparare l'interrogazione di matematica prevista per il mattino seguente. Seduto al tavolo rotondo che occupava l'angolo antico del grande salotto della casa in via Sacconi guardavo saltuariamente la televisione che, per concentrarmi, tenevo a volume spento. Mi accorsi che era successo qualcosa di tragico, mi sedetti in poltrona sbloccai il volume e rimasi per un po' a sentire le confuse ricostruzioni su quanto era accaduto al magistrato, sua moglie e la loro scorta.
Fui moderatamente scosso, le preoccupazioni e le mie ansie erano altre. Fu il giorno seguente
a far rendere conto me e tanti altri stupidotti come me concentrati solo su loro stessi e sui loro ormoni, che quella disgrazia era un fatto epocale e avrebbe rappresentato un crimine indelebile nella memoria di tutto il popolo italiano. La professoressa di matematica delle superiori si chiamava Indovina, era una palermitana emigrata al nord da giovanissima ma nonostante tanti anni passati in Brianza non aveva perso la sua cadenza dialettale.
Si presento' in classe come al solito, puntuale, vestita con un completo marrone e il registro sotto il braccio. Io ero tesissimo per l'interrogazione alla quale mi volevo sottoporre da volontario ma non ci fu il tempo di farle la proposta di recupero. La prof. si accomodo' in cattedra, quasi subito si alzo' fece il giro della scrivania guardandoci negli occhi uno per uno. Le sue parole furono: "ragazzi, è morto Falcone, nessuno fa niente, nessuno dice niente, ma vi rendete conto? Oggi non è un giorno dove si puo' fare finta che non sia successo niente." Fino ad allora la donna severa ed inflessibile che avevamo imparato a conoscere (ed anche ad apprezzare) con la sua cadenza soporifera e quel naso pronunciato per la quale la sfottevamo quotidianamente si mise a piangere. Non fu un pianto accennato, furono lunghissime lacrime di dolore sincero che gelarono tutta la classe e fecero capire a molti, me compreso, che quella tragedia, Falcone, sua moglie, la scorta e la nostra professoressa sarebbero rimasti per sempre nella nostra memoria.
Fui moderatamente scosso, le preoccupazioni e le mie ansie erano altre. Fu il giorno seguente
a far rendere conto me e tanti altri stupidotti come me concentrati solo su loro stessi e sui loro ormoni, che quella disgrazia era un fatto epocale e avrebbe rappresentato un crimine indelebile nella memoria di tutto il popolo italiano. La professoressa di matematica delle superiori si chiamava Indovina, era una palermitana emigrata al nord da giovanissima ma nonostante tanti anni passati in Brianza non aveva perso la sua cadenza dialettale.
Si presento' in classe come al solito, puntuale, vestita con un completo marrone e il registro sotto il braccio. Io ero tesissimo per l'interrogazione alla quale mi volevo sottoporre da volontario ma non ci fu il tempo di farle la proposta di recupero. La prof. si accomodo' in cattedra, quasi subito si alzo' fece il giro della scrivania guardandoci negli occhi uno per uno. Le sue parole furono: "ragazzi, è morto Falcone, nessuno fa niente, nessuno dice niente, ma vi rendete conto? Oggi non è un giorno dove si puo' fare finta che non sia successo niente." Fino ad allora la donna severa ed inflessibile che avevamo imparato a conoscere (ed anche ad apprezzare) con la sua cadenza soporifera e quel naso pronunciato per la quale la sfottevamo quotidianamente si mise a piangere. Non fu un pianto accennato, furono lunghissime lacrime di dolore sincero che gelarono tutta la classe e fecero capire a molti, me compreso, che quella tragedia, Falcone, sua moglie, la scorta e la nostra professoressa sarebbero rimasti per sempre nella nostra memoria.
giovedì 22 maggio 2014
Breve riflessione sportiva
Mi piace che su questo blog rimanga una traccia dei risultati derivanti dalla mia attività sportiva, da praticante e da spettatore purtroppo per questa stagione c'è proprio poco da ricordare. Ho imparato che se si è determinati a svolgere un'attività sportiva in maniera semi-seria bisogna almeno trattarsi semi-bene, la vigilia del giro nei quarant'anni che sto per compiere è decisamente istruttiva sotto questo punto di vista.
martedì 13 maggio 2014
Marlene Kuntz: Catartica
Il disco d'esordio dei Marlene Kuntz compie oggi venti anni e molti siti di musica, oltre al sito della band e la pagina ufficiale del gruppo su facebook, celebrano questo anniversario. "Catartica" ha cambiato radicalmente i miei ascolti musicali fino ad allora focalizzati sulla psichedelia anni settanta e sul progressive ed è stato un disco importantissimo per la terza decade della mia vita accompagnando momenti di rara spensieratezza. Ho un ricordo ancora molto limpido legato a quei mesi del 1994 ed è collegato ai mondiali di calcio disputati negli Stati Uniti persi dall'Italia in finale con il Brasile. Terminata quella sfortunata partita ai rigori, mentre con gli amici eravamo pronti a scendere in strada per festeggiare, calo' il silenzio. Romario ci sbeffeggiava di fronte alle telecamere e i commentatori sembravano corrispondenti da un funerale di stato. Togliemmo l'audio dalla tv lasciando spazio solo alle immagini. Baresi piangeva, Sacchi lo abbracciava, accendemmo lo stereo, Ale tiro' fuori una musicassetta, schiaccio play ed alzo' al massimo il volume. Dalle casse il fragore delle distorsioni ci travolse, era la prima volta che ascoltavo i Marlene Kuntz, appena fu il turno di Sonica iniziammo a pogare in salotto come se fossimo sotto il palco, in quei momenti si apriva il sipario su uno dei più frequenti passatempi degli anni novanta che in forma minore perdura ancora oggi: andare ad un concerto dei Marlene Kuntz.
lunedì 12 maggio 2014
Gulpflex e tendini
Il motorino Garelli Gulpflex era il mezzo che mio nonno, una volta raggiunta l'età che non gli permetteva più di essere agile in sella a un "due ruote", decise di lasciare in eredità a mio padre e lui lo mise a disposizione mia e dei miei fratelli prima per scorrazzare a Monza e poi all'Isola d'Elba. Il Gulpflex fu poi rottamato per acquistare un motorino a ruota alta (Flipper MBK) che sarebbe diventato il mio cavallo nella breve ma intensa esperienza da pony express. Quando ero in età motorizzabile non era così di moda il vintage (fatta eccezione per l'intramontabile Vespa), tutti i miei amici avevano motorini degli ultimi modelli (i più venduti erano il Sì, il Boxer e il Ciao della marca Piaggio e il Vip 4 della Garelli per i più smanettoni amanti delle marce) nel 1990 si iniziavano a vedere sulle strade anche i primi scooter. Non era sempre piacevole farsi sbeffeggiare in sella al Gulpflex considerato che, sia ciclisticamente che esteticamente, era un vero dinosauro. Ad averlo oggi ancora funzionante farebbe certamente un bel figurone ai raduni d'epoca. Ho fatto esperienza su quel pesantissimo motorino ed il ricordo che ho vivido in mente riguardando la foto è focalizzato sulle leve dei freni. Quante volte le dita mi sono rimaste intrappolate tra quelle leve così distanti dalle manopole! Quanti tendini mi ha pizzicato la levetta corta posizionata sul lato destro del manubrio che faceva da "frizione" ed era fondamentale per far partire l'avviamento! Uno di quei tendini (precisamente l'estensore del dito medio della mano destra) mi è saltato qualche settimana fa dopo una pallonata e nel mio mondo di ricordi questo banale infortunio sta lasciando il segno. Niente musica, niente sport e un parere medico poco confortante sulla possibile guarigione e i relativi tempi di recupero mi stanno dando parecchio fastidio. "Ci potrebbe essere sicuramente una lesione pregressa, anche qualcosa di remoto successo in gioventu', non puo' una pallonata seppur violenta lacerare così un tendine". Una volta il medico era un lavoro che si faceva per vocazione, una volta i tendini andavano a posto anche da soli...
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