mercoledì 2 ottobre 2013

Aspettando i barbari


Il nuovo disco dei Massimo Volume è uscito ieri e in meno di ventiquattro ore sono già arrivato al sesto ascolto. L'immagine incollata sopra è la copertina di "Aspettando i barbari". Quando sono in procinto di ascoltare un album che aspetto con trepidazione preparo prima le cuffie poi faccio partire la riproduzione dall'inizio alla fine senza saltare nessuna traccia. E' solo così che capisco se d'acchito mi piace oppure no. Il detto: "la prima impressione è quella che conta" che puo' aiutare a decifrare certe situazioni non è efficace nella musica. Per me funziona così, sono infatti parecchi i lavori che ho recuperato dopo averli inizialmente "bollati" come non adatti al mio gusto. Crescendo ho cambiato approccio, non con i Massimo Volume. Il primo ascolto di ogni loro album mi ha sempre conquistato immediatamente. Considero questi quattro musicisti il miglior gruppo italiano mai esistito. Molti amici mi sfottono per questo, non si capacitano di come si possa essere così smisurati in una valutazione. Per me è così e basta, anche solo per il fatto che se mi doveste chiedere a chi potrebbero somigliare come aderenze, genere, ispirazione la mia risposta sarebbe semplice: a nessuno. E sfido chiunque a smentirmi. Al mondo non esiste un altro gruppo in grado di suonare in maniera così ossessiva, ipnotica e ripetitiva senza abbinare a questi intrecci una melodia cantata bensì recitando un testo. Li seguo da tanti anni, fin dai tempi del loro secondo album (mi riferisco quindi alla metà degli anni novanta) ma non voglio dilungarmi oltre in questa mia indomabile passione verso la loro musica. Mi tengo lontano dal raccontare una loro biografia, se non ne avete mai sentito parlare e se proprio volete approfondire, in libreria ne trovate una ben fatta che si intitola: "Da Qui, la storia dei Massimo Volume" è scritta da Andrea Pomini e pubblicata per Arcana. Leggendola vi risparmierete cio' che potrei dirvi io su cosa vuol dire amare un gruppo, soffrire per le loro difficoltà, aver assistito al loro declino ed essere stato in prima fila a sostenere la loro rinascita. Ascoltando i Massimo Volume ho vissuto venti anni della mia vita, il periodo che coincide con la maturità, la fine della noncuranza per le difficoltà ai tempi della scuola, l'inizio di cio' che aspramente ti riserva il mondo del lavoro, e troppo spesso è solo merda. All'indomani di questa nuova pubblicazione sono confuso, avverto un cambio di rotta e la sensazione di sentirmi rapito dalle loro atmosfere mi ha coinvolto solo in alcuni momenti isolati e, lo ammetto, mi ha sorpreso. E' meglio così, ho voglia di consumarlo lentamente questo nuovo disco, "come la notte che ritorna costante." (cit.)

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