Ricordate questo breve post di luglio? In quella occasione, al termine del concerto, la mia strada aveva incrociato quella di Pasquale Defina. Fuori dal locale mi trovai a fare quattro chiacchiere con il cantante e chitarrista che ho seguito e apprezzato nei suoi progetti passati (Volwo e Atletico Defina) oggi la sua avventura si chiama "ex-novo". E' accaduto che una defezione del suo batterista lo abbia portato a ricordarsi di me proponendomi una sostituzione. Abbiamo fatto una sola prova e quella che abbiamo ribattezzato come "una esibizione in locanda" è avvenuta ieri sera proprio in quel Gattò di via Castel Morrone a Milano, tanto ben frequentato e così accogliente nel dopo aperitivo da far sempre parlar bene di sè. Ho avuto l'occasione di prestare un accompagnamento essenziale per musicisti professionisti (insieme a Pasquale hanno suonato Marco Grompi alle chitarre e Roberto Romano al clarinetto) con una tensione che ho fatto fatica a gestire ma che non mi ha quasi mai tradito. Mi porto a casa una bella esperienza consumata a spazzole cercando di stare dentro al suono d'insieme, ma soprattutto ricorderò a lungo le tante parole legate alla vita del musicista una volta raggiunti gli "anta". La voce dei protagonisti in questo contesto economico e sociale molto difficile mi abitua a cio' che ancora non conosco. Una patina di disillusione che si trasforma in rassegnazione mi avvolge.
martedì 22 ottobre 2013
martedì 15 ottobre 2013
Il server della mia testa ha ripreso a funzionare
Dopo un mese di settembre a dir poco disperato è spuntato di nuovo il sole dentro la mia testa. Dovevo superare un esame di certificazione che mi ha condizionato troppo la vita settembrina e non solo quella lavorativa. Il giorno in cui è morto Priebke si è aggiunta la soddisfazione per aver brillantemente superato l'ostacolo e il successo mi ha ridato linfa. Sentirsi giudicato da una commissione esterna e ritrovarsi sommerso di approvazioni e complimenti rinnova l'autostima e mi rassicura soprattutto rispetto al dato oggettivo che vede tanti miei colleghi fallire l'appuntamento. Io ho sempre bisogno di conferme, se non arrivano ci metto un bel po' a tornare piacevole agli occhi degli altri. Ora il prossimo obiettivo è sistemare la caviglia e tornare a fare un po' di sport. A più di quattro mesi dall'infortunio le risposte su una diagnosi sbagliata mi fanno pensare che al medico che ha refertato dopo il trauma dovrebbe arrivare una perturbazione nella testa, è così bello poi veder di nuovo sorgere il sole.
mercoledì 2 ottobre 2013
Aspettando i barbari
Il nuovo disco dei Massimo Volume è uscito ieri e in meno di ventiquattro ore sono già arrivato al sesto ascolto. L'immagine incollata sopra è la copertina di "Aspettando i barbari". Quando sono in procinto di ascoltare un album che aspetto con trepidazione preparo prima le cuffie poi faccio partire la riproduzione dall'inizio alla fine senza saltare nessuna traccia. E' solo così che capisco se d'acchito mi piace oppure no. Il detto: "la prima impressione è quella che conta" che puo' aiutare a decifrare certe situazioni non è efficace nella musica. Per me funziona così, sono infatti parecchi i lavori che ho recuperato dopo averli inizialmente "bollati" come non adatti al mio gusto. Crescendo ho cambiato approccio, non con i Massimo Volume. Il primo ascolto di ogni loro album mi ha sempre conquistato immediatamente. Considero questi quattro musicisti il miglior gruppo italiano mai esistito. Molti amici mi sfottono per questo, non si capacitano di come si possa essere così smisurati in una valutazione. Per me è così e basta, anche solo per il fatto che se mi doveste chiedere a chi potrebbero somigliare come aderenze, genere, ispirazione la mia risposta sarebbe semplice: a nessuno. E sfido chiunque a smentirmi. Al mondo non esiste un altro gruppo in grado di suonare in maniera così ossessiva, ipnotica e ripetitiva senza abbinare a questi intrecci una melodia cantata bensì recitando un testo. Li seguo da tanti anni, fin dai tempi del loro secondo album (mi riferisco quindi alla metà degli anni novanta) ma non voglio dilungarmi oltre in questa mia indomabile passione verso la loro musica. Mi tengo lontano dal raccontare una loro biografia, se non ne avete mai sentito parlare e se proprio volete approfondire, in libreria ne trovate una ben fatta che si intitola: "Da Qui, la storia dei Massimo Volume" è scritta da Andrea Pomini e pubblicata per Arcana. Leggendola vi risparmierete cio' che potrei dirvi io su cosa vuol dire amare un gruppo, soffrire per le loro difficoltà, aver assistito al loro declino ed essere stato in prima fila a sostenere la loro rinascita. Ascoltando i Massimo Volume ho vissuto venti anni della mia vita, il periodo che coincide con la maturità, la fine della noncuranza per le difficoltà ai tempi della scuola, l'inizio di cio' che aspramente ti riserva il mondo del lavoro, e troppo spesso è solo merda. All'indomani di questa nuova pubblicazione sono confuso, avverto un cambio di rotta e la sensazione di sentirmi rapito dalle loro atmosfere mi ha coinvolto solo in alcuni momenti isolati e, lo ammetto, mi ha sorpreso. E' meglio così, ho voglia di consumarlo lentamente questo nuovo disco, "come la notte che ritorna costante." (cit.)
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