Potrei soffermarmi su tanti dettagli del concerto veronese in cui Gilmour ha fatto ascoltare in anteprima rispetto all'uscita ufficiale nei negozi una manciata di brani dal suo ultimo disco "Rattle that lock". Il ritorno di "mister screen" per esempio, parlo del tipico schermo rotondo contornato di luci utilizzato spesso in passato dai Pink Floyd durante i loro tour mondiali come elemento scenografico. Perchè non dilungarsi sulla scelta dei brani in scaletta? Potrei chiedermi e polemizzare su come mai mancasse nella setlist un brano come Echoes, oppure del perchè su un colossso come Run Like Hell fosse necessario sfottere Waters (ha suonato i suoi ultimi concerti con gli occhiali scuri forse per un prolema alla vista) facendo indossare a tutta la band un paio di occhiali da sole. La polemica più efficace per un blog potrebbe soffermarsi sulla questione riguardante il perchè solo in Italia i biglietti di un concerto così atteso non siano stati gestiti dai promoter con l'assegnazione di un posto nominale di modo da arginare le sporche manovre di chi lucra prepotentemente su eventi così rari. Queste e altre cose si possono però scovare in tanti altri posti, a chi passa di qui ed ha avuto la pazienza di leggere fino alla fine queste righe voglio lasciare l'immagine di Francesco, Andrea e Stefano insieme a me poco prima di entrare in platea. I volti sorridenti del gruppo con cui ho sempre sognato di suonare questo tipo di musica e che tra tanti dubbi e difficoltà ce l'hanno fatta ad essere della serata. I Primodraft, quattro quarantenni che non passavano qualche ora insieme da dieci anni finalmente felici di essersi riuniti non tra le mura di una sala prove ma sotto un cielo di stelle per condividere ancora una volta un'immensa passione.
I Primodraft entrano al concerto di Gilmour, al mio fianco Stiv, Andre e, leggermente tagliato, Stoon |
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