martedì 13 ottobre 2015

David Gilmour @ Arena di Verona 15.09.2015

Potrei scrivere tantissime parole riguardo a quasi un mese fa, 15 settembre 2015 all' Arena di Verona quando da spettatore pagante ho assistito al concerto di uno dei miei più grandi idoli, David Gilmour voce e chitarra dei Pink Floyd. Potrei partire per esempio dal fatto che il live di nove anni fa tenutosi in una doppia data al Teatro degli Arcimboldi a Milano l'ho preferito sia per la scelta dei brani che per la presenza di Richard Wright sul palco, di tutti i Pink Floyd il mio preferito in assoluto. Ho avuto modo di raccontare tante volte ad alcuni amici quanto sia stato toccante quella sera di marzo nel 2006 quando tutto il teatro si alzo' in piedi con i pugni alti ad esultare quando Gilmour decise di presentare la band e arrivo' il turno del mitico, mai dimenticato, storico tastierista dei Floyd. In quel momento pensai spontaneamente di alzarmi per tributare un lungo applauso al signor Wright. Me ne sarei fregato se qualche membro del servizio d'ordine mi avesse detto di stare seduto e di contenermi, me ne sarei infischiato se un qualunque signorotto snob mi avesse bollato come un esagitato infiltrato tra le poltronissime, avrei urlato come dopo un goal  segnato dall'Italia nella finale dei mondiali di calcio. Feci proprio così sgolandomi fisicamenrte e fu grandissima la sorpresa nel vedere intorno a me che a tutti i presenti era venuta la stessa idea. Una folla esultava non per il protagonista della serata, non al termine del concerto -dove una standing ovation sarebbe stata prevedibile- bensì nel bel mezzo della scaletta prendendosi tutto il tempo necessario per ringraziare Wright di essere lì. Ripensarci ancora oggi che Richard Wright non c'è più accresce ancora di più la convinzione che puo' bastare un solo particolare per rendere indimenticabile una serata.
Potrei soffermarmi su tanti dettagli del concerto veronese in cui Gilmour ha fatto ascoltare in anteprima rispetto all'uscita ufficiale nei negozi una manciata di brani dal suo ultimo disco "Rattle that lock". Il ritorno di "mister screen" per esempio, parlo del tipico schermo rotondo contornato di luci utilizzato spesso in passato dai Pink Floyd durante i loro tour mondiali come elemento scenografico. Perchè non dilungarsi sulla scelta dei brani in scaletta? Potrei chiedermi e polemizzare su come mai mancasse nella setlist un brano come Echoes, oppure del perchè su un colossso come Run Like Hell fosse necessario sfottere Waters (ha suonato i suoi ultimi concerti con gli occhiali scuri forse per un prolema alla vista) facendo indossare a tutta la band un paio di occhiali da sole. La polemica più efficace per un blog potrebbe soffermarsi sulla questione riguardante il perchè solo in Italia i biglietti di un concerto così atteso non siano stati gestiti dai promoter con l'assegnazione di un posto nominale di modo da arginare le sporche manovre di chi lucra prepotentemente su eventi così rari. Queste e altre cose si possono però scovare in tanti altri posti, a chi passa di qui ed ha avuto la pazienza di leggere fino alla fine queste righe voglio lasciare l'immagine di Francesco, Andrea e Stefano insieme a me poco prima di entrare in platea. I volti sorridenti del gruppo con cui ho sempre sognato di suonare questo tipo di musica e che tra tanti dubbi e difficoltà ce l'hanno fatta ad essere della serata. I Primodraft, quattro quarantenni che non passavano qualche ora insieme da dieci anni finalmente felici di essersi riuniti non tra le mura di una sala prove ma sotto un cielo di stelle per condividere ancora una volta un'immensa passione.


 I Primodraft entrano al concerto di Gilmour,  al mio fianco Stiv, Andre e, leggermente tagliato, Stoon




      

Nessun commento:

Posta un commento