venerdì 15 maggio 2015

Pocket @ Biko, Milano

Il terzo dei concerti che abbiamo fatto in maggio è il più atteso, uno di quelli dove non ci pagano ma sorridendo tra noi diciamo che va fatto perchè: "ci da visibilità". Suoniamo di supporto a Chadwick Stokes che io non so nemmeno chi sia e tantomeno che musica suoni, non mi sono documentato. Quando arrivo al Biko per l'ora di cena non posso fare a meno di notare un enorme Tour Bus parcheggiato di fronte al locale. Ne ho già visti di così grossi quando ho suonato di supporto a Graham Coxon, ai Franz Ferdinand, agli I am Kloot, mai in altre occasioni importanti. So che Chadwick suonerà da solo, senza la band, viene automatico chiedersi cosa se ne faccia di tutto quello spazio e quanto debba essere popolare per avere quel budget a disposizione. Fonti informate dicono che un autobus di quelle dimensioni costa 400 euro al giorno escluso il costo dell'autista e del carburante. E' la sera in cui la Juve si gioca il ritorno della semifinale che la puo' portare dritta alla finalissima di Berlino, le strade sono deserte e dopo aver cenato nel locale con tutto lo staff del Biko preparo il set di batteria che l'organizzazione mi ha messo a disposizione.

Il set utilizzato al Biko, 14.05.2015


Il palco del Biko è piccolo e stretto, ci abbiamo già suonato un anno fa di supporto ad Adam Green e in quella occasione mi sono reso conto di quanto il pubblico che frequenta questo locale sia attento, selezionato. Ti senti gli occhi addosso e la vicinanza delle persone incute un po' di timore. Passeggio fuori dal locale e gli spettatori arrivano alla spicciolata, entrare costa 15 euro, non poco per un mercoledì sera. Temo che la serata sarà un flop tremendo e quando inizia il primo artista, Matteo aka 'Morning Tea' l'unico pubblico che si ritrova davanti sono i Pocket Chestnut, una manciata di nostri amici che sono venuti presto per sentirci e lo staff del Biko. Quando arriva il nostro turno il locale si è riempito per metà e siamo contenti che di fronte a noi non ci sia il deserto. Nel backstage abbiamo conosciuto Chadwick, parla lentamente, ha dei modi carini si comporta con rara gentilezza che lo distingue dall'insopportabile tour manager. Chad ci ha chiesto qualcosa della nostra musica, ha ascoltatom il soundcheck e ci sommerge di complimenti. Ci ha raccontato che sta girando con tutta la sua famiglia, suo fratello, mamma, nonna, la moglie e due figli. Per questo si muove con il tour bus, gli costa meno rispetto ai soggiorni in albergo e così possono stare tutti insieme durante gli spostamenti. Facciamo un set corto di circa quaranta minuti e Tum riesce ad instaurare un bel rapporto col pubblico. Durante l'ultima canzone lascia il palco, si siede in mezzo alle persone e le fa cantare al microfono. Lo ha fatto altre volte ma in questa occasione gli riesce particolarmente bene. Quando abbiamo finito smonto velocemente  le mie cose e le carico in macchina, qualcuno mi ferma per complimentarsi, mi fa piacere anche se credo di aver suonato in maniera scolastica, senza emozione. Pago il prezzo della sobrietà, niente svolazzi, faccio il mio compito da bravo scolaretto. Mi fermo ad ascoltare Chadwick,  è veramente bravo, comunica con sincerità, si emoziona e fa emozionare.

Chadwick Stokes

Qualche giorno dopo vado alla festa di compleanno di Paolo, un amico dei Pocket che vive in un bellissimo appartamento in via Foppa a Milano. Molti degli invitati sono venuti a sentirci in tutti e tre i concerti, li conosco solo di vista e in quell'occasione riesco a parlarci andando oltre i semplici saluti di rito. Mi confidano che il concerto del Biko è stato bellissimo, il migliore dei tre, mi dicono che si è percepito qualcosa di magico che negli altri live non era emerso. Ancora una volta sono sorpreso di come le sensazioni di chi sta sul palco possano essere così diverse rispetto a chi è dall'altra parte e di quanto sia bellissimo dopo tanti anni e centinaia di concerti emozionarsi ancora nell' avere questo tipo di rivelazioni.

Paolo e Pol appena terminato il soundcheck

     

domenica 10 maggio 2015

Pocket @ Cascina S. Ambrogio, Milano

Ieri mi attendeva un doppio impegno, il rientro al lavoro dopo un mese di assenza e un concerto serale con i Pocket Chestnut alla Cascina S.Ambrogio, un luogo storico che ricorda Milano com'era una volta prima della cementificazione massiccia delle zone periferiche.

Cascina Sant'Ambrogio, Milano. Foto di Ambrogio Holder

 Se il rientro in concessionaria è stato abbastanza traumatico si puo' dire che la serata l'abbia vissuta con uno stato d'animo opposto. Al mattino provavo a grattare la ruggine dentro la testa, non mi ricordavo le password di accesso ai programmi, i passaggi più semplici per iniziare un preventivo sembravano scogli insormontabili e una mole impressionante di e-mail da leggere contiribuivano a crearmi un certo stato di agitazione che provavo a combattere con il metodo che ho messo a punto in qualche proficuo incontro di coaching. Si lavora con la testa, ci si concentra sulla mente, da essa dipendono, a cascata, le emozioni, quindi le relazioni, il fisico e lo spirito. Ho provato a gestire l'ansia con una fatica immensa che mi ha portato all'ora di pranzo ad alzare bandiera bianca e tornarmene a casa abbastanza preoccupato promettendomi di riprovarci nuovamente lunedì. Il rientro doveva essere graduale e così sarà, mi dico. Il sole tramonta poco dopo le venti e quando arrivo alla cascina per montare la batteria porto con me il mio strumento e il mio corpo riposato grazie a qualche ora di sonno ristoratore che mi sono concesso nel pomeriggio. Sto molto bene, mi sento sicuro, sto sempre così quando ho il mio set, conosco i suoni, li rendo profondi, lunghi, caldi grazie a un accurato giro di accordatura.

L'accordatura del rullante

Ho il vantaggio che saremo l'unico gruppo in programma, la situazione ideale per trovare la tranquillità e fare un buon concerto. L'associazione Cascinet con la sua anima sonora denominata Hum ci accoglie bene, l'attrezzatura è minimale e il fonico si improvvisa ma riparano all'inesperienza con la gentilezza, ci assistono in tutto quello che serve. Dobbiamo suonare per più di sessanta minuti e non abbiamo preparato un set così lungo. Cioè lo abbiamo allenato ma temiamo che possa annoiare sorbirsi un'intera ora abbondante di acustic folk. Decidiamo di inserire in scaletta buona parte del primo disco "Bedroom rock n' roll" quasi tutto il secondo "Big sky empty road" due cover e due brani nuovi dei cinque che stiamo provando in questi mesi. L'area concerto si riempie e mentre passeggio nel campo circostante mi concentro e osservo la raffineria che confina con la cascina, le luci rosse al vertice della struttura circolare mi ricordano un aeroporto. Temevo che i tanti ragazzi arrivati in questa specie di centro sociale fossero lì per tanti motivi ma non per sentire i Pocket Chestnut e invece già alla seconda canzone il pubblico si avvicina al palco, collabora, partecipa ai cori, si diverte. Mi sento bene e quando arriva il momento dell'ultima canzone ne vogliono ancora. Ci congediamo molto soddisfatti e sono dello stato d'animo giusto per pensare che questa sobrietà che mi accompagna è proprio una gran figata.

La mia session custom e i Pocket durante il soundcheck
    

domenica 3 maggio 2015

Pocket@Bloom, Mezzago 02.05.2015

Per la "festa del lavoro che non c'è" il Bloom di Mezzago ha organizzato come da tradizione il Neverland Festival sottotitolando l'evento con il riuscito hashtag #cazzoridi. Alez, uno degli organizzatori, ha voluto i Pocket Chestnut e ci ha invitato con il solito entusiasmo che lo distingue. Il concerto ha significato per me il ritorno sul palco dopo un mese di inattività.


il programma del festival

Il mio sottotitolo personale della giornata è stato "la forza della lucidità" perchè da circa un mese complice il problema di salute di cui ho parlato in un post precedente sono pulitissimo, non bevo neanche la birra. Sono arrivato al Bloom in gran forma, molto "ripigliato" come dicono i giovani, ed ero curioso di vedermi all'opera in un contesto molto raccolto come il cinema dello storico locale brianzolo. L'organizzazione ha infatti voluto che i Pocket si esibissero al piano superiore del Bloom, sul palco che divide lo schermo del cinema dalle ottanta poltrone della sala. L'incognita era rappresentata dal pubblico, sapevamo che saremmo stati il primo gruppo ad esibirsi e il rischio di suonare per gli addetti ai lavori era elevato. Il festival ha abituato i suoi affezionati ascoltatori che i concerti iniziano presto e così mentre ci apprestavamo a salire per iniziare il nostro set di quaranta minuti scarsi un discreto gruppo di ragazzi era già li ad aspettarci.

Per sdrammatizzare l'emozione del ritorno sul palco indosso un cap dei Muppets


Il batterista dei Verbal che a tarda sera avrebbero sonorizzato il film "Karakorum" ha messo a disposizione una bellissima batteria perfettamente accordata e lo strumento è stato montato sul lato corto del palco per fare spazio alla proiezione. I fonici, simpatici, pazienti, disponibili e riconoscibili dal marcato accento bresciano, sono stati di una professionalità superiore alla media ed anche per merito loro il concerto, vuoi per le mie lucide condizioni, vuoi per l'acustica decisamente affascinante, è stato molto bello. Verso la fine del set ho notato che ormai il cinema si era completamente riempito ed è stato piacevole ricevere un convinto applauso finale e scendere da basso a godersi la soddisfazione del dopo concerto guardando suonare gli altri gruppi. La serata è scivolata veloce tra qualche complimento, alcune occhiate di approvazione e tanti bicchieri d'acqua.

   
On stage con Stefano (ormai presenza quasi fissa) al corno