I dieci, venti, cento, dischi da portare sull'isola deserta? E' questa una delle domande che ogni tanto mi capita di leggere nelle interviste ai miei artisti preferiti, le risposte spesso mi sorprendono, c'è sempre uno o più ''fondamentali'' che vengono dimenticati mentre ogni tanto scopro il valore di album che conoscevo solo parzialmente e, solo per il fatto che uno dei miei idoli li annovera nella sua personale classifica, mi danno lo spunto per approcciare artisti e musica fino a quel momento sconosciuta oppure poco riprodotta nei miei impianti.
Qualche mese fa in questo post parlavo di un disco molto importante per la mia formazione, oggi con questo scritto cerco di proseguire quel filone. Non so ancora se mi fermerò a dieci, di sicuro guardando la mia collezione di dischi trovo molte difficoltà a selezionarne un numero definito ma ci provo lo stesso. Il criterio è più emotivo che tecnico, non mi cimenterò in vere e proprie recensioni ma solo a ricordare quanto un album è importante per me provando a raccontare come l'ho scoperto e quali sono le sensazioni positive che mi portano a collocarlo in una ristretta selezione.
I Milaus sono un gruppo Valtellinese che ho conosciuto personalmente, con due musicisti in particolare ho avuto a che fare, Claudio (batterista) e Lorenzo, bassista e cantante. Tra la fine del 2004 e l'inzio del 2005 registravo due album, uno con i Kech (Join the cousins pubblicato da Black Candy records) e "70" l'unico disco che ho registrato con i Primodraft, un'autoproduzione per la quale scegliemmo di registrare tutto il materiale presso il Bips Studio di Milano dove come fonico lavorava appunto Lorenzo dei Milaus. In quei mesi anche loro stavano registrando un disco ed erano alla ricerca di un'etichetta. Approdarono in Black Candy e come compagni di roster facemmo qualche concerto insieme, uno in particolare in provincia di Avellino fu molto bello, ricordo nitidamente il giorno dopo in agriturismo quando le due band, provate dalla serata finita a notte fonda, si ritrovarono a fare colazione e parlare di musica. I Milaus avevano registrato JJJ non senza fatica, il loro cantante stava per diventare padre per la seconda volta e non li avrebbe seguiti nel giro di concerti che avrebbe seguito la pubblicazione. L'aria che presto sarebbe finito tutto era palpabile nelle parole di Lorenzo, infatto dopo il breve "tour" di presentazione il promettente gruppo abbandono' le scene. Ho un altro ricordo molto a fuoco di un concerto dei Milaus. Si tenne nel 2005 al Pub Bisbino di Cadenabbia in provincia di Como. Il Pub è chiuso da qualche anno ed aveva la particolarità di sorgere su un vecchio battello per la navigazione del lago. Si suonava a poppa dove lo scafo prendeva la tipica forma arrotondata dei vecchi battelli a vapore. Il piccolo palco sorgeva proprio di fronte alla vetrata circolare che affacciava sul ramo comasco del lago. Oggi il battello è chiuso e non è possibile accedervi ma si trova ancora ormeggiato nello stesso punto. "JJJ" è un album breve ma molto intenso, registrato con cura e sostenuto da suoni caldi, specialmente di batteria. Negli anni seguenti quando i fonici con cui ho lavorato mi hanno chiesto di fargli un esempio di quale suono mi sarebbe piaciuto ricreare nel lavoro che mi accingevo a produrre ho sempre citato questo album. In certi giorni uggiosi, nel DJ set che ho nella mia testa, la mia selezione inizia con un brano dei Milaus intitolato "Traffic". Quelle note mi ricordano i lunghissimi pomeriggi trascorsi con Lorenzo mentre registravamo "70". Al termine del lavoro quotidiano immergersi nel traffico caotico e rumoroso di Milano, precisamentte lungo Viale Monza, dava una sensazione alienante al mio rientro a casa, la stessa che ho poi ritrovato in quella canzone.
Nessun commento:
Posta un commento