sabato 27 giugno 2015

Niente di nuovo sotto il sole

 
Con l'estate alle porte mi è tornata la voglia di assistere ai concerti estivi. Mancavo da qualche anno ad appuntamenti di grande richiamo e dopo aver guardato cosa offrivano i vari promoter sono caduto nella solita e ripetitiva scelta di recarmi a concerti di artisti che ho già visto e rivisto in passato. In solitaria ho deciso di partire dall'edizione di Sonisphere 2015. E' stata  la mia prima volta ad un festival metal, attratto dal cartellone che inseriva in programma i tanto amati Faith No More nell'unica data italiana del loro tour mondiale. Ero andato principalmente per godermi lo show di Mike Patton e compagni ma visto il costo del biglietto (€ 70) e il gran dispendio di energie sotto quaranta gradi fin dal primo pomeriggio mi sono trattenuto ad ascoltare i Metallica, veri protagonisti del festival. Una notevole sorpresa mi attendeva: lo show di non più giovani superstar del metallo pesante che per due ore mi hanno devastato orecchie e cassa toracica con una potenza di suono impressionante è stata una rivelazione, non pensavo di divertirmi così tanto. Mi trovavo a distanza considerevole ma grazie ai maxischermi e a una regia ben studiata le evoluzioni di Lars Ullrich erano più che gradevoli, sembrava di assistere a un  tutorial di batteria metal. Poi mi sono divertito molto ad osservare il pubblico, stipatissimo anche a due km dal palco. Mi ha colpito il loro calore e il grande coinvolgimento anche del vasto comparto femminile. Solo un aspetto mi è sembrato invece inquietante: uscendo durante i bis per  non perdere l'ultimo treno della metropolitana, ho notato che tantissimi spettatori avevano assistito al live nascosti dietro alle colonne delle casse. Alla base di queste alte torri posizionate neanche troppo ai lati della marea umana erano stati montati altri schermi, più piccoli ovviamente rispetto a quelli del retropalco e centinaia di persone si erano sobbarcati quella giornata di caldo e polvere per guardare un concerto come se fossero in tv. 
 

Ore 16 nello spazio esterno del Forum di Assago in attesa dei Faith no More sotto il sole cocente

Mike Patton sale sul palco per ultimo preceduto dalla sua band, sono passate da poco le 19, il sole è ancora alto ma l'afa è più sopportabile. La scenografia è stata allestita dal personale vestito completamente in bianco, una miriade di gelatai ha sistemato con cura un tendone da cinema sullo sfondo (anch'esso bianco) e una cinquantina di vasi di fiori a coprire  casse, monitor e amplificatori. Purtroppo l'acustica non è delle migliori e si sente in particolare sui brani meno spinti. I suoni profondi dei colpi sferrati dietro i tamburi da Mike Bordin rimbalzano da una parte all'altra dell'area concerti rovinando le esibizioni delle ballate classiche del gruppo "Evidence" e la famosissima cover dei Commodores "Easy". Tutti i FNM appaiono decisamente imbolsiti fisicamente ma musicalmente in forma, il  set durato circa 1h e 30 sarà ricordato per l'efficacia della scaletta che pesca da tutti gli album compreso l'ultimo "Sol Invictus" ma anche per le solite scorribande di Patton che insulta in italiano il pubblico (cantate coglioni! coglioni milanesi che siete voi! su "Easy")  poi chiede: "oggi è il vostro Indipendence Day giusto? E' la festa della repubblica vero? E voi ve ne state qui ad un concerto rock? Patetici!" prima di insegnare al tastierista Roddy il termine "cazzarola" con grandi difficoltà del povero malcapitato nel ripetere il termine si lascia andare anche a qualche parola di conforto "attendete tutti i Metallica eh? Beh anche noi!". Sulle note della classica "We care a lot!" saluta e ringrazia con ben augurante "alla prossima".

Setlist del concerto:  Motherfucker, be aggressive, caffeine, evidence, epic, sunny side up, digging the grave, midlife crisis, sparation anxiety, the gentle art of making enemies, easy, spirit, last cup of sorrow, ashes to ashes, superhero. Bis: matador, we care a lot.

I Faith no More in azione


Lo show dei Metallica

Il 15 di giugno è stato il turno dei miei amatissimi Primus, un'altra esclusiva per l'Italia, l'unica data nel nostro paese del trio americano  con la formazione che ha visto il ritorno dietro i tamburi del geniale Tim "Herb" Alexander  dopo aver risolto un serio problema cardiaco. Ho visto suonare i Primus due volte in vita mia ma sempre orfani del batterista che con Claypool e Lalonde ne ha fatto la storia. Il Carroponte di Sesto San Giovanni ha fatto da cornice a questo spettacolo equamente diviso tra vecchi brani storici e la fedele riproduzione della colonna sonora del film "The chocolate factory". In questo live il problema è stato l'opposto rispetto al festival Sonisphere, parlo dei volumi veramente bassi. Per la legge che tutela i cittadini dai decibel troppo alti, ai presenti è toccato assistere ad un concerto suonato "sottovoce". In queste condizioni è inevitabile che la potenza cedesse il passo alla nitidezza ma essendo i Primus non proprio un gruppo di cui si apprezza questo aspetto sono tornato a casa un po' deluso.


Primus & the fungi ensemble @ Carroponte

Il giorno successivo al concerto dei Primus sarebbe stato il turno degli Afterhours al Monza Rock Festival ma un nubifragio pomeridiano ha convinto gli organizzatori a cancellare la data.

Ho atteso con impazienza la data d'esordio del tour estivo dei Marlene Kuntz dedicato al ventennale di Catartica, il primo album della loro lunga produzione. Lo spazio esterno dell'elegantissima Villa Tittoni di Desio ha ospitato circa settecento appassionati del gruppo di Cuneo e qualche curioso invogliato dalla bella serata e dal biglietto economico. Tra queste centinaia ce n'erano una dozzina con i quali, il giorno successivo al live, ho consumato un pranzo per veri esperti marlenici. Si tratta di  amici con i quali ho partecipato per un decennio ad un  forum chiamato prima "Ceicarni" e poi "La mischia gaia". Un luogo virtuale dedicato ai Marlene Kuntz grazie al quale ho scritto e condiviso tantissimi momenti di pura adorazione per questo gruppo. Ritrovarsi dopo tanto tempo, con i forum ormai chiusi e sentirsi ancora una specie di famiglia di grandi estimatori è un'emozione unica, difficile da descrivere, una sensazione speciale va oltre una semplice amicizia virtuale, un modo per accorciare le distanze visto che le città da dove provenivano questi amici sono le seguenti: Aosta, Parma, Vicenza, Pordenone, Bergamo, Lodi.

Marlene Kuntz @ Villa Tittoni, Desio



domenica 21 giugno 2015

PX

La mia Vespa PX 125

Non sono mai stato un fanatico delle due ruote però da ragazzo ne ho fatta di strada a bordo di motorini e scooter. Era il modo più rapido in alternativa alla bicicletta per spostarsi ed esplorare il circondario di Monza e Brianza. Non ho mai amato la velocità ma ho sempre apprezzato la libertà che permette al ciclo amatore di scorrazzare con il vento sulla faccia. Dai quattordici ai diciotto anni ho posseduto due modelli Piaggio, un "Sì" rosso ereditato da mia sorella ed un "Ciao" bianco di dubbia provenienza comprato usato da un rigattiere, prima avevo fatto pratica a bordo di un Garelli Gulpflex di mio nonno del quale ho già parlato qui sul blog. Quando la moda degli scooter iniziava a prendere forma ebbi la sventura di possedere uno dei modelli più desiderati, un Peugeot Metropolis che mi fu letteralmente rapinato da due ceffi armati di coltello. Quando avevo già la patente per la macchina comprai uno scooter a ruota alta, un'estate ci andai anche all'isola d'Elba. Era un MBK "Flipper" con cui ho fatto anche il pony express a Milano percorrendoci più di diecimila chilometri in un anno. Con il gruppo Primodraft scrissi anche un testo su quell'esperienza, una canzone rimasta inedita intitolata appunto "Km".

La Vespa mi ha sempre attratto, la sua linea, la storia, il legame e la rivalità con la Lambretta, i modelli pieni di personalizzazioni nel film Quadrophenia, il cambio al manubrio, quel rumore inconfondibile che riconoscevo fin da piccolo quando Ottavio, un muratore alcolizzato di Marciana Marina faceva gli appostamenti vicino a casa nostra per portare a fare un giretto mia sorella della quale era perdutamente innamorato. Un giorno di maggio ho deciso di regalarmene una, la replica esatta del modello "PX 125" tanto famoso negli anni '80.

Una volta targato il nuovo mezzo mi sono immerso nel variegato mondo dei Vespisti, quale modo migliore poteva esserci se non partecipare subito ad un raduno?

Il raduno Vespa in Pista 2015
L'esperienza di far parte di un un club di appassionati è per ora qualcosa di straordinario. Ci si conosce da poco ma è come se si fosse amici da sempre solo per il fatto di possedere lo stesso mezzo di locomozione. Non ci sono limiti all'immaginazione, una volta entrati in contatto con questa realtà sembra difficile uscirne come se muoversi in Vespa fosse sinonimo di appartenere incondizionatamente a un mondo unico e speciale.

Con i miei vicini di casa Nadia e Marco e i suoi genitori possessori di modelli originali degli anni '60

lunedì 1 giugno 2015

Stagione 2014/2105


Questa è stata l'Equipe '83 nella stagione 2014/2015 anche se in questa foto mancano una manciata di giocatori molto rappresentativi. Ho passato un anno divertente rimettendoci solo un tendine estensore (dito medio mano sinistra) che mi ha imposto un mese abbondante di stop da metà novembre fino a Natale. Statisticamente, visto il livello del campionato al quale abbiamo partecipato (UISP),  dedicato non proprio all'agonismo ma più al dopo lavoro per i poco giovani, è andata meglio rispetto alla scorsa stagione dove avevamo preso decine e decine di sberle nel campionato FIP. Abbiamo concluso il primo girone a metà classifica e abbiamo ripetuto il risultato nel secondo raggruppamento. Un saldo annuale complessivo con 11 vinte e 16 perse. Tante partite sono state combattute, altre molto meno. Mi piace ricordarne una in particolare, la gara vinta contro una squadra di Sesto san Giovanni chiamata CRCG. Ero appena uscito dall'ospedale e avevo una voglia di giocare strepitosa, avevo apprezzato nei giorni del ricovero l'affetto di molti compagni squadra e in quella gara molto nervosa disputata contro avversari spigolosi che cercavano la rissa in ogni contatto ho fatto il mio rientro in campo segnando con rabbia i primi sei punti dedicandoli tutti alla panchina che esultava felice per me. Il ricordo di quel match è raccontato in cronaca che incollo qui sotto, tratto dal sito della UISP.