sabato 14 febbraio 2015
Tears For Fears : The Hurting
Dopo ''Catartica'' dei Marlene Kuntz e ''JJJ'' dei Milaus aggiungo un altro album a quella che ha l'ambizione di diventare la mia lista di album preferiti. Oggi, in alcuni casi a decine di anni dalla loro pubblicazione, considero ancora questi dischi i capisaldi della mia formazione musicale tanto da compiere su di me, citando Godano, una funzione incantatrice ed immaginifica. Non so dire con precisione a quanti dischi mi fermerò, ma sono certo che la selezione che sto facendo è ben pensata. Come per i lavori di cui ho parlato in precedenza in questa pagina non c'è nessun tentativo di recensirli ma solo sottolineare cosa rappresentano per me.
The Hurting, fortunato esordio dei Tears For Fears -uno dei pochi gruppi molto famosi negli anni '80 che non sono ancora riuscito a vedere dal vivo- è l'album che per primo mi ha "insegnato" una cosa: le belle canzoni non parlano solo d'amore. Nel 1985 ricevetti in regalo il mio primo walkman, nei mesi successivi alla ricezione di quel dono passai interi pomeriggi a registrare cassette dai vinili per poter ascoltare musica anche fuori dalla cameretta. Su uno di quei nastri duplicai The Hurting, disco che fino ad allora non avevo mai ascoltato e che probabilmente era stato acquistato da mio fratello oppure da mia sorella e ascoltato poco o niente anche da loro. Il potere di quella registrazione fu insegnarmi che la musica poteva trasmettermi inquietudine, malinconia, nostalgia e farmi anche paura. Mi trovavo a sfidare queste emozioni facendo lunghe passeggiate con le cuffie a tutto volume isolandomi dal mondo circostante. Canzoni come Mad World, Pale Shelter e Change, autentici successi planetari, addolcivano solo in parte l'ascolto complessivo rispetto a composizioni più inquietanti come Ideas as Opiates, Memories fade, Suffer the children e Watch me bleed. Era soprattutto l'ultima traccia intitolata Start of the breakdown a permeare nel mio cervello con tutta la sua disperazione. Come da tracklist originale arrivava alla fine del lato b e prima di far partire l'auto reverse c'era un lungo "bianco" che non saltavo mai per non consumare le pile. In quei minuti di silenzio prima che ripartisse da capo rielaboravo tutto il disco e le immagini che tornavano alla mia mente erano spesso tristi e malinconiche. Se mi trovavo in montagna pensavo a quanto era stata bella l'estate precedente al mare, risentivo i profumi dell'Isola D'Elba, mi ricordavo le emozioni passate con le prime fidanzatine e le serate trascorse con gli amici. Viceversa se mi trovavo al mare pensavo a quanto era stata bella la settimana bianca con tutti i parenti riuniti e quanto fossero state troppo brevi quelle avventurose giornate trascorse al freddo, nella nebbia e sotto la neve circondati da panorami incantevoli. The Hurting è un album i cui suoni oggi appaiono molto datati ma lo "uso" ancora spesso per evocare e riassaporare quei momenti passati tra l'infanzia e l'adolescenza, se ogni tanto un po' di malinconia fa capolino nella mia testa la colonna sonora originale che l'accompagna è sicuramente rappresentata da questo album.
venerdì 13 febbraio 2015
Tutti cantano Sanremo?
Devo constatare che purtroppo per questa edizione del Festival di Sanremo i soliti otto amici che compongono la giuria di qualità di casa mia non si riuniranno. Dopo sei finali consecutive vissute con Beppe, Pol, Vito e le rispettive compagne a giudicare scherzosamente le canzoni in gara è calato il silenzio sull'edizione numero sessantacinque. Sono arrivati bambini, cani e il lavoro sconfina sempre di più nel poco tempo libero, speriamo di smarcarci dagli impegni della vita per la prossima edizione. La mia scelta per domani sera sarà andare a sentire suonare Sean Mc Ardle, cantautore di San Francisco che ripassa dall'Italia per un ciclo di concerti con la sua band e con il quale ho avuto il piacere di condividere un concerto in Valtellina cinque anni fa. La nottata che seguì quel live ad alto contenuto ridanciano è indimenticabile per tutti noi Pocket.
http://www.seanmcardle.com/
http://www.seanmcardle.com/
giovedì 5 febbraio 2015
Venetour
Pocket Chestnut @ Color Cafe, Bassano del Grappa |
Definire un "tour" due concerti consecutivi è un'esagerazione, quasi un insulto per chi il musicista lo fa per davvero e sa che le tournee sono un'altra cosa, ma a noi Pocket la trasferta del 29/30 gennaio in veneto è piaciuta e l'abbiamo vissuta come se fossimo in giro da tre settimane. Uno dei momenti più belli è stato tornare a casa domenica mattina, un po' assonnati, molto infreddoliti e appagati dall'accoglienza calorosa mostrataci dal pubblico dei due localini. Il primo si chiama Cafe Moresco e si trova a Vicenza il secondo a Bassano del Grappa, come riportato nella didascalia della foto, si chiama Color Cafe. Riguardandola ora mi accorgo che lo sfondo sembra un pacchetto di Marlboro. Alle spalle di quel sipario rosso si trova un piccolo auditorium dove ci siamo rilassati prima e dopo il concerto trovando il tempo di abbozzare qualche nuova idea. Oltre a suonare, bere e mangiare come a un banchetto nuziale, abbiamo tentato anche qualche approccio culturale nei percorsi Palladiani concludendo la ricreazione al museo della grappa Poli dove tra i tanti mignon esposti uno in particolare ha catturato la mia attenzione quello di un'acquavite dal nome semplice: Grappa Si.
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