mercoledì 27 novembre 2013

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L'ultimo giro nei trenta inizia oggi e rispetto al disincanto che nutro per questo giorno da quando l'adolescenza è sbiadita, oggi mi godo gli auguri che ricevo per il mio compleanno. Chiedo solo un dono: guarire del tutto dall'infortunio alla caviglia che mi tortura da quasi sei mesi.

mercoledì 20 novembre 2013

2003 - 2013 I dieci anni di "Are you safe?"

Se i Kech fossero stati un gruppo seguito da un sufficiente numero di persone tali da generare interesse sono certo che il decennale della nostra prima pubblicazione che avveniva ormai dieci anni fa, in ottobre, oggi sarebbe stata in qualche modo celebrata. Come dice un verso di una canzone di Vinicio Capossela "e invece mi ritrovo qui a parlarne, gli altri son scappati via". "Are you safe?" è stata la mia prima esperienza legata a tutto cio' che significa pubblicare un album. Vuol dire diventare consapevoli del fatto che sarà acquistabile in un negozio di dischi, che verrà recensito, che rimarrà anche un oggetto fisico a ricordare come eravamo.
Un anno prima di "Are you safe?" i Kech avevano mosso i primi passi autoproducendo un ep di cinque canzoni confezionando a mano il mini album copia dopo copia. Nonostante non fosse distribuito, con l'aiuto di una piccola label (la undermybed records) lo spedimmo ad alcune riviste e fu ben accolto dalla stampa specializzata. Sull'onda dell'entusiasmo generato da quella manciata di canzoni intitolata "A lovely place" decidemmo che poteva essere una buona idea allungare la durata dell'ep e farlo diventare un vero e proprio extended play. Pensavamo che sarebbe stato bello farlo in collaborazione con un' etichetta e una serie di coincidenze ci permise di riuscire a trovare alcune persone interessate. Con Giovanna, Nicola, Davide e Sergio eravamo stati in grado di costruire in poco più di due anni un vero e proprio gruppo indie e la voglia di uscire dalla nostra sala prove per confrontarci col mondo esterno era finalmente una possibilità concreta grazie alla Ouzel Records di La Spezia in collaborazione con Latlantide di Bergamo (entrambe in qualità di label) e Audioglobe come distributore per l'Italia.

La copertina dell'ep 'A Lovely Place', correva l'anno 2002


Nonostante mi sia addentrato già nel succo di questo scritto un'introduzione/considerazione personale è doverosa. Nel momento in cui mi accorgo che sto vivendo un momento stupendo che mi gratifica la mia predisposizione è quella di lasciarmi rapire dalla malinconia. Con il corpo sono lì che ti guardo e sprizzo gioia da tutti i pori ma con la mente sto già pensando che quel momento non è eterno e provo quella sensazione che posso definire rimpianto pensando a quando nel futuro questa gioia non ci sarà più. Sebbene nel presente abbia cio' che per tanto tempo ho desiderato è come se nell'oggi vivessi il domani e avvertissi l'assenza di qualcosa che non ho più sebbene in quel momento quella soddisfazione ce l'abbia. Era così allora figuriamoci oggi. In quel lungo 2002 quando eravamo intenti a perfezionare le nostre canzoni, sapevo godermi quel che stavo vivendo ma sempre con una sorta di nostalgia come se sapessi già che quel bel gioco simile a un incantesimo si sarebbe rotto. Al primo lotto di canzoni contenute in "A lovely place" aggiungemmo altre sei canzoni scrivendone una dopo l'altra nel giro di tre mesi, in primavera. Arrivo' poi il momento di registrarle e scegliemmo la via casalinga. La nostra cantina, un computer, due microfoni e la sapiente mano di un amico molto conosciuto nel mondo della musica sperimentale, tal Giuseppe Ielasi, che a cercare il suo nome su internet ci vogliono giorni per leggere tutte le pagine che parlano di lui. Nei giorni della registrazione e in quelli del missaggio ebbi modo di vivere momenti indimenticabili.

La cover di "Are you safe?" disegnata da Davide


Quello compreso tra il gennaio 2002 e l'ottobre 2003 fu il periodo che io e Davide (che suona ancora con me nei Pocket Chestnut) abbiamo definito più volte "l'età dell'oro". Sappiate che per tutti i Kech in quegli anni non esisteva nessun tipo di divertimento diverso dal trovarci in sala prove per suonare.  Passavamo con gli strumenti più o meno accordati due sere a settimana dalle nove (circa!!!) a mezzanotte. Molte volte di domenica ci incontravamo all'ora di pranzo per poi restare insieme fino al dopocena. Non esistevano cinema, sport da praticare, bowling, stadio, televisione, fidanzate e week end al mare o in montagna. Niente di niente, solo il gruppo. "Are you safe?" ci diede tantissime soddisfazioni e ripago' ampiamente i nostri sforzi. Molti concerti, i primi festival indipendenti, tante persone conosciute tra amici, sedicenti fans e addetti ai lavori, opening act per gruppi stranieri affermati, qualche escursione all'estero e una raffica di recensioni positive, dal 'prima scelta' sul portale Rockit alla nomination per il premio fuori dal mucchio, dal trafiletto su Rolling Stone allo speciale su Vivimilano passando per interviste radiofoniche, recensioni prone su Rockerilla, Mucchio Selvaggio, Rumore e numerose web - zine. La nostra rassegna stampa divento' ben presto un susseguirsi di complimenti volti ad augurarci un florido futuro. Negli anni a seguire non tutto ando' così come qualcuno aveva previsto ma a risentirlo oggi "Are you safe?" con i suoi spigoli, il suono grezzo e la sua immediatezza, invecchia proprio bene in quel panorama dell'indie rock che fu. Su I-tunes è ancora scaricabile a un prezzo promozionale.
Olanda 2002 durante un day off. Da sinistra a destra Davide,Nicola,Giovanna,io e Sergio


sabato 2 novembre 2013

Questo mese su Rockerilla

Il mensile musicale Rockerilla è stato per tantissimo tempo un punto di riferimento per gli appassionati di ogni genere di musica i quali leggendo speciali, recensioni, interviste e approfondimenti si affidavano al parere di giornalisti qualificati prima di acquistare un album. Questa prassi è durata per più di venticinque anni (Rockerilla è arrivata alla pubblicazione n° 399) ma l'avvento di internet produce la crisi per la carta stampata e sta più o meno velocemente soffocando le riviste di genere, e non solo quelle. Nonostante questo triste scenario non è impossibile reperire ancora nelle edicole questo storico mensile e con piacere sono stato informato circa un articolo che parla dei Doubleganger.



Rockerilla n° 399 parla dei Doubleganger

Conosco Pat e Lucio, fondatori e anima dei Doubleganger nel 2007. In quel tempo sto terminando gli ultimi concerti con i Kech per il tour promozionale dell'ultimo album, lo scioglimento è ormai certo e a tempo perso sto cercando di trovare altre persone con cui suonare. Il momento non è semplice, dopo sette anni di abitudini consolidate devo familiarizzare con nuove persone, nuove sale prova, nuovi orari, musiche e caratteri diversi da far convivere con le mie capacità ritmiche prevedibili e ormai calcificate su determinati schemi abitudinari. E' un momento duro per me ma anche stimolante e buona parte del merito di questa eccitazione va imputato alla conoscenza di Pat e Lucio, diversi da me in ogni piega della vita ma dotati di un entusiasmo che ho trovato ben poche volte nei musicisti con cui ho collaborato. Se ho avuto modo di condividere serate con Dave Muldoon, Xabier Iriondo, Taras Bul'ba, Gory Blister, Gopala, Roberto Dell'Era e tanti altri lo devo principalmente a loro. Pat e Lucio gestiscono un pub chiamato Moonshine situato a Milano in zona Piazzale Corvetto. Oltre ad offrire quotidianamente un assortimento di birre artigianali ricercate, nel fine settimana trasformano il locale in un luogo creativo dove far esprimere musicisti della scena sperimentale milanese. E' proprio in questo contesto che inizio ad approfondire il suono delle percussioni e della batteria elettronica passando dall'uso della valigia al posto della gran cassa, alle tablas indiane fino alle congas. Non sempre ho le capacità per offrire puri spaccati di tecnica (meglio dire mai!!!) eppure il cuore batte sempre forte, più o meno a tempo. Per un anno e mezzo nei fine settimana presto la mia opera all'improvvisazione pura. Molto spesso non conosco i musicisti che andro' ad accompagnare. Il modo di comunicarci quello che andremo ad offrire al pubblico è davvero suggestivo a partire dalle presentazioni. Ci si conosce e ci si stringe la mano mezz'ora prima di esibirsi. Si fa un briefing pre concerto, si definiscono le pause, chi inizia,  si pattuisce chi deve finire, vengono stabiliti i segnali per comunicare durante il brano, una durata indicativa, la velocità, lo stile di riferimento e poi via, si accendono le luci e non si puo' tornare indietro.
Pat in consolle, Angelo all'effettistica, Lucio alla chitarra e ai samplers ed io (distrutto) alla batteria

Torno a casa ogni volta stremato, improvvisare è la cosa più faticosa che io conosca. La musica è accompagnata da retroproiezioni oppure da performance di pittura in diretta. Me la cavo sempre decentemente, sono il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via, e la mia costanza spinge Pat e Lucio a propormi di diventare il loro batterista. Il tempo da dedicare ai Doubleganger è limitato perchè loro lavorano entrambi al bar ma la domenica coincide col giorno di chiusura del locale, si puo' quindi sfruttare come momento utile per suonare. La loro formazione e le loro idee sono dure, spigolose ma anche eteree, sognanti. Pat canta raggiungendo note altissime che penetrano anche i più distratti, filtra le sue corde vocali con echi e reverberi assortiti, si prende spazio per lunghi monologhi ancestrali toccando altissime vette, Lucio si piega sulla chitarra dalla quale tira fuori le distorsioni più acide fondendole con gli arpeggi impropri nel kraut - rock, Angelo alterna il basso al flauto traverso effettato. Talvolta le batterie sono addirittura due a convivere sullo stesso palco. Prima di suonare beviamo tisane allo zenzero, i compagni d'avventura mi raccontano di digiuni volti alla purificazione interiore che coincide con concetti astrali a me sconosciuti, mi introducono a una specie di meditazione. Alcune esibizioni sono figlie della psichedelia anni '70 mischiata al metal più aggressivo. I Doubleganger hanno una fanbase non numerosa ma fedele, persone che ballano incessantemente, si contorcono, incitano a non smettere mai. I luoghi che ospitano i live spaziano dal piccolo club al centro sociale, proprio in uno di questi spazi occupati la sera del mio compleanno del 2008 mentre sto suonando il brano conclusivo dell'esibizione un cane randagio sale sul palco e addenta la gran cassa della mia batteria tentando di trascinarla via con sè.  Mi diverto parecchio ma mi devasto. Dopo alcune brevi trasferte in Lombardia inizio a sentire il peso dell'impegno e la non - direzione delle improvvisazioni perde progressivamente il suo fascino iniziale. Prima che inizi il 2009, gradualmente mi allontano. E' comunque una grande soddisfazione sapere che a distanza di anni anche loro considerano il mio transito all'interno dei Doubleganger come un'esperienza da ricordare, io come vedete, articolo o no, i buoni sentimenti nei loro confronti non li ho dimenticati.     
L'articolo dove vengo citato con il nome di Teddi Costa